Nei campi di grano arrivano i cinghiali da Monte Sei Busi

A Vermegliano da settimane stanno facendo razzia di pannocchie e di mais. Davanti ai danni l’agricoltura è a rischio e gli operatori chiedono di intervenire
Bonaventura Monfalcone-28.08.2019 Campi di mais danneggiati dai cinghiali-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-28.08.2019 Campi di mais danneggiati dai cinghiali-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura

RONCHI DEI LEGIONARI. L’emergenza cinghiali si abbatte anche sul territorio comunale di Ronchi dei Legionari. Nel rione di Vermegliano, per la precisione, dove da settimane, ormai, questi animali nell’occhio del ciclone da parecchio tempo, stanno facendo razzia nelle coltivazioni di mais ai piedi del Carso.
Siamo in via delle Mostegane e sono i fratelli Lenardon a mostrare gli evidenti danni che i cinghiali, nottetempo, producono nelle loro coltivazioni di mais. Oltre 10mila metri quadrati di appezzamento che sono stati presi letteralmente di mira.

«Arrivano dalla zona dell’ex discarica di via Monte Sei Busi – raccontano – e sono furbi. Non riversano la loro attenzione sulle piante accanto alla strada, ma si spingono all’interno e fanno man bassa. Ci siamo rivolti a chi di dovere, abbiamo investito del problema anche il Corpo forestale regionale, ma le cose non sono cambiate. Non siamo i soli ad avere questi problemi. Gli agricoltori della zona sono preoccupati, anche perché dopo il mais i cinghiali potrebbero far razzia delle viti. E sarebbe un altro disastro». Che ormai questa specie animale si sia spinta sempre più all’interno dei centri abitati è qualcosa di inconfutabile.

Cercano cibo, lo cercano dappertutto, alcune settimane fa un esemplare di grosse dimensioni ha attraversato la strada in prossimità dell’aeroporto. Potrebbe, quindi, rappresentare un problema anche per l’ attività del trasporto aereo, oltreché un pericolo per la circolazione stradale. Non si sono ancora visti nel centro cittadino, ma oltreché a Vermegliano, anche nei rioni di Selz o di San Vito sono una presenza non certo rada. Non sono più, ormai, confinati sulle aree carsiche com’era un tempo.

«Sappiamo che ci sono gli abbattimenti programmati – aggiungono – ma non possiamo essere certamente noi a farlo. Ci appelliamo, quindi, a chi di competenza perché venga a verificare ciò che sta succedendo e prenda gli opportuni provvedimenti».

Proprio entrando nelle coltivazioni di mais ci si accorge dei danni. Quando si spingono all’interno, i cinghiali abbattono le piante e fanno razzia di pannocchie. A terra si trovano ancora i resti del pasto e tutto attorno si apre la desolazione. Un guaio per chi vive dei frutti della terra ed assiste impotente a tutto questo. La legge e la relativa normativa regionale prevedono una forte azione di abbattimento nei confronti dei cinghiali, sia nel normale periodo di caccia tradizionale che va da settembre a dicembre, sia nel periodo di caccia di selezione, che prevede il prelievo di tutte le classi di sesso ed età da maggio a dicembre.

I cinghiali, in diverse aree del Paese, sono diventati difficili da gestire. Nelle campagne, possono intaccare i raccolti e la produttività delle coltivazioni. Ma sempre più spesso, arrivano in città in cerca di cibo. Ed è anche di questo che molti, oggi come oggi, hanno paura. Secondo molti esperti del settore, però, l’abbattimento è la soluzione più immediata, ma, molto spesso, ha un effetto contrario nel lungo periodo. Perché i cinghiali, come amche i caprioli, sono animali preda e, come tali, se la loro popolazione cala improvvisamente, gli esemplari rimanenti si riproducono più in fretta per andare a coprire quel vuoto. —


 

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