Negozi, il Pdl triestino lancia le mezze domeniche
I consiglieri triestini del Pdl incalzano con nuove proposte: 15 giornate in cui negozi e centri commerciali siano aperti tutto il giorno e 28 aperti solo a metà
di Roberto Urizio
di Roberto Urizio

Il capogruppo dell’Udc Edoardo Sasco
TRIESTE Luca Ciriani, assessore alle Attività produttive, invoca «senso di responsabilità» ma i consiglieri triestini del Pdl non cedono e incalzano con nuove proposte di modifica alla riforma del commercio. Alla vigilia del dibattito in aula sul disegno di legge, da oggi all’attenzione del Consiglio regionale, accanto agli emendamenti che chiedono deroghe per le zone di confine o il riconoscimento di Trieste come città turistica (già presentati ma bocciati in Commissione), il fronte giuliano-isontino del Popolo della Libertà ne aggiunge altri due nel tentativo di trovare un punto di equilibrio con la giunta e gli alleati, evitando conte pericolose.
Ed ecco allora, formalizzata nero su bianco, la previsione delle «mezze domeniche», ovvero la possibilità di garantire, all’interno delle 29 aperture domenicali previste nel ddl, 15 giornate in cui negozi e centri commerciali siano aperti tutto il giorno e 28 in cui siano aperti solo metà giornata. «La richiesta dei commercianti, in particolare della grande distribuzione, è di avere continuità nelle aperture per non disorientare la clientela. Inoltre in questo modo - spiega il triestino Piero Tononi - si può contrastare in maniera efficace la concorrenza della Slovenia dove i centri tengono aperto la domenica fino alle 15». La seconda ipotesi di compromesso prevede invece di andare oltre le 29 domeniche tramite appositi accordi tra associazioni di categoria e sindacati, facendo salvo il tetto massimo di 25 domeniche di lavoro all’anno per ogni addetto.
Ma il margine di approvazione di questi emendamenti appare comunque scarso. Lo stesso Ciriani afferma che «se il problema di Trieste e Gorizia è garantire ai cittadini la possibilità di fare la spesa, nel testo trovano la risposta, in quanto entrambe le città avranno ogni domenica uno o due centri commerciali aperti». E ancora: «Non ci sono i presupposti per la paventata fuga verso la Slovenia. Anzi, l’apertura di Ikea nel 2009 a Villesse attrarrà consumatori dall'estero». Tra oggi e domani Ciriani conferma che incontrerà la maggioranza (potrebbe esserci anche il governatore Renzo Tondo) «per un confronto prima dell’esame dell’articolato in aula. Lega Nord e Udc hanno fatto delle rinunce per trovare il punto di equilibrio: ci saranno degli emendamenti tecnici, ma non modificheremo l’impianto della riforma».
Gli stessi alleati chiudono la porta all’ipotesi di modifica avanzate da Trieste. La Lega continua a pressare affinchè le 29 domeniche si riducano a 24-25: «Presenteremo degli emendamenti in questo senso – afferma il capogruppo Danilo Narduzzi – per arrivare a una soluzione migliorativa. L’ipotesi di mezze domeniche ci pare senza capo né coda». Meno drastico nel giudizio il capogruppo dell’Udc, Edoardo Sasco, che comunque considera la proposta dei triestini del Pdl «fuori tempo massimo»: «La legge ponga i limiti, poi i dettagli vengano stabiliti in fasi successive».
L’opposizione sta all’erta per vedere se ci sono le opportunità di mettere sotto la giunta. Il Pd punta a difendere il più possibile la legge Bertossi anche se l’ipotesi delle 29 aperture domenicali non viene vista male, purchè non si scenda ulteriormente. Il Pd potrebbe rappresentare una sponda per le richieste di deroga che arrivano dalla Venezia Giulia e dalla montagna.
Idv-Cittadini proporrà di mantenere le aperture libere prevedendo nel contempo agevolazioni per i Comuni fino a 3.000 abitanti e presentando inoltre un ordine del giorno per assegnare nella prossima finanziaria contributi per il piccolo commercio. Federdistribuzione, intanto, si scaglia contro la riforma Ciriani che «rappresenta un grave danno per consumatori, imprese distributive e intero sistema economico della Regione e sancisce che il Friuli Venezia Giulia non si ritiene una Regione a vocazione turistica».
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