Confcommercio: a Trieste in dodici anni hanno chiuso oltre 500 negozi
Il calo riguarda soprattutto le attività che sorgevano fuori dal centro storico. Paoletti: «Gli affanni non sono congiunturali»

Dal 2012 al giugno dello scorso anno, a Trieste hanno chiuso 562 negozi, di cui la stragrande maggioranza (490) ubicati nelle aree lontane dal centro storico. A rilevarlo è l’ultimo “Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici” di Confcommercio, che scende poi nel dettaglio dei numeri: dai 1.887 punti vendita del 2012, si è passati ai 1.325 censiti al 30 giugno 2024.
Le categorie
Analizzando l’andamento delle singole categorie, salta immediatamente all’occhio la picchiata dei negozi specializzati di varie tipologie di prodotti no food (-280) e, sia pure in misura minore (-116), di quelli la cui offerta era prevalentemente culturale e ricreativa (ad esempio giocattoli, noleggio film, carto-librerie).
In difficoltà i punti vendita specializzati che proponevano articoli per uso domestico (-50) e per il commercio ambulante, passato da 137 a 65 imprese (-72 unità), con una contrazione superiore al 50% nelle periferie (da 136 a 64 attività) e che peraltro dovrà affrontare a breve anche il nodo del rinnovo delle concessioni.
Flessione minore per il commercio al dettaglio di alimentari e bevande (-30), le rivendite di tabacchi e le stazioni di rifornimento di carburanti le quali, anche a seguito della concorrenza slovena, hanno proseguito nella loro discesa (rispettivamente -16 e -8).
Unici settori in controtendenza le vendite al di fuori di negozi, banchi e mercati, ossia quelle effettuate via Internet, porta a porta o a mezzo di distributori automatici (+23), i negozi specializzati in informatica e telecomunicazioni (+4) e le farmacie (+2).
Venendo quindi al macro-comparto dell’accoglienza, ossia hotel, altri servizi di alloggio, bar e ristoranti, lo stesso è rimasto sostanzialmente invariato. Da segnalare, tuttavia, la variazione negativa relativa ai bar (-71) e quella marcatamente positiva dei format di alloggio extra-alberghiero (+137). Un turismo che costituisce una preziosa risorsa anche per le attività commerciali.
Il commento
«In questi ultimi anni – afferma il presidente di Confcommercio, Antonio Paoletti – il settore del turismo, per la nostra città, è diventato un asse portante per l’economia del territorio, in virtù non solo degli importanti investimenti fatti, certamente essenziali, ma anche di un grande lavoro di squadra che ha visto collaborare costantemente la Regione, PromoTurismo, il Comune di Trieste, la Confcommercio con le sue associazioni aderenti, in primis la Federalberghi ed il Convention & Visitors Bureau».
Secondo Paoletti, «il commercio tradizionale da anni soffre di affanni che non sono congiunturali. La concorrenza della Gdo e dell’e-commerce, i cambiamenti delle abitudini della clientela e la scarsa propensione ai consumi, specie quelli voluttuari, sono componenti ormai costanti del contesto distributivo e di quello economico».
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