Negozi aperti nelle festività Oltre 4200 firme per dire no

È il bilancio della campagna avviata in Friuli Venezia Giulia da Confesercenti Il direttore Braicovich: «La Regione metta subito un freno alle liberalizzazioni»
Di Elena Placitelli

TRIESTE. Oltre 4mila "no" ai negozi aperti nei giorni festivi. Forte delle 4293 firme che con la petizione "Liberaladomenica" sono state raccolte in Fvg (321 a Trieste, 147 a Gorizia, 1634 a Pordenone e 2191 a Udine), Confesercenti chiede alla Regione di ripristinare il tetto delle 29 aperture domenicali e la chiusura tassativa nelle feste comandate.

L'iniziativa è stata lanciata da Confesercenti (con Federstrade e il sostegno della Cei) per sostenere una legge di iniziativa popolare che riconsegni alle Regioni il potere decisionale sulle aperture domenicali. Sottoscritta da 110mila firme in tutta Italia, ora la proposta di legge è stata depositata alla Corte di Cassazione e «il presidente di una delle due Camere dovrà per forza prenderne atto», hanno spiegato ieri il neodirettore regionale di Confesercenti, Egidio Braicovich e il presidente Giuseppe Giovarriuscio. «La Regione – riprende il direttore - istituisca un tavolo per studiare, insieme alle parti coinvolte, una regolamentazione delle aperture degli esercizi commerciali, così come era prima del decreto Monti sulla liberalizzazione».

D’attualità c'è lo scontro sul Primo maggio: dopo i supermercati triestini Zazzeron e Pam, in regione avrebbero trasgredito la festa dei lavoratori il Bennet di Pradamano, il Carrefour di Tavagnacco, l'Outlet di Palmanova e alcuni negozi del Panorama di Udine. «Urge il dietro front – incalza Braicovich -. In ogni città si definisca un numero di supermercati, proporzionale agli abitanti, da tenere aperti a rotazione la domenica. É assodato che, oltre a mettere a dura prova le famiglie dei dipendenti, le liberalizzazioni non sono nemmeno utili. Prova ne è il crollo del 33% dei ricavi sul commercio che la regione ha registrato nell'ultimo quadrimestre del 2012».

Secondo i dati snocciolati da Confesercenti, il primo trimestre del 2013 è il peggiore dal 2004, con un saldo negativo di -31.351 imprese. In regione InfoCamere ha contato 878 imprese perse nei primi tre mesi del 2013 (a Trieste 100, a Gorizia 5, a Udine 551 e Pordenone 222). Risulta dunque «prioritaria per la ripresa economica la crescita dei consumi e non certo le aperture domenicali», afferma il direttore Confesercenti Pordenone, Diego Simonetti: «Il reddito che ogni famiglia destina al consumo non aumenta di certo se i negozi tengono aperto indiscriminatamente tutte le domeniche. Le aziende, specialmente, quelle piccole, sono costrette a sopportare ulteriori aggravi gestionali e restano aperte per il timore di perdere quote di mercato. Ma in ogni caso è una guerra che non porta alcun miglioramento economico». Significativa anche la testimonianza di Elena Strizzolo, commessa e sostenitrice del gruppo facebook "Domenica No grazie Friuli", a quota 2300 iscritti: «Lungi dal portare effettivo guadagno (a Pasquetta ho battuto tre scontrini), l'apertura incondizionata dei negozi ha solo favorito lo sfruttamento del personale».

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