Negozi aperti 29 domeniche, il Pdl triestino si adegua
I «ribelli» strappano l’impegno della giunta a verificare tra un anno gli effetti del nuovo regime nelle zone di confine. Romoli soddisfatto
di Roberto Urizio
di Roberto Urizio

Il governatore Renzo Tondo
TRIESTE Il centrodestra si ricompatta ad un passo dalla rottura e la riforma Ciriani diventa legge senza spaccature. Le domeniche di apertura, vero nodo della norma, rimangono 29 ma alla fine anche i triestini del Pdl vengono soddisfatti con un ordine del giorno che impegna la Giunta regionale a valutare, dopo il primo anno di attuazione, gli effetti della riforma sull’economia e sull’occupazione a Trieste, Gorizia e nelle aree di confine.
L’accordo arriva all’ora di pranzo dopo l’abbandono dell’aula da parte della Lega: «Inaccettabile – per il capogruppo Danilo Narduzzi - proseguire il dibattito vista la mole di emendamenti, anche di maggioranza, depositati in Aula e il cui senso stravolge il ddl uscito dalla Commissione». I padani chiedono un incontro chiarificatore con il presidente Tondo. La soluzione ipotizzata dal Pdl nella riunione di mercoledì sera non ha i numeri. La maggioranza vacilla. La sortita di Narduzzi sblocca la situazione: seduta sospesa su richiesta del capogruppo del Pdl Daniele Galasso e riunione di maggioranza con il presidente Tondo e l’assessore Ciriani: dopo 45 minuti di confronto, la mediazione c’è.
«C’erano valutazioni legittime derivanti da diverse esigenze del territorio – afferma il governatore – ma il lavoro di Ciriani ha portato ad una sintesi molto buona». In aula il presidente invita la maggioranza a ritirare gli emendamenti sugli articoli relativi alle aperture domenicali e allo status di Comune turistico. Un intervento che fa contenti tutti, o quasi. La Lega si ritrova con la legge approvata così com’è uscita dalla Commissione, i triestini del Pdl hanno l’impegno dalla Giunta con un documento peraltro firmato da tutti i gruppi di maggioranza. Alla fine il voto è compatto anche se Piero Tononi esce dall’aula al momento della votazione: «Non posso essere del tutto soddisfatto ma il compromesso trovato era l’unico modo per evitare la spaccatura. L’ordine del giorno comunque non è carta straccia».
Il sindaco di Gorizia, Ettore Romoli, esprime «soddisfazione per la soluzione trovata in quanto la sperimentazione a Trieste e Gorizia permetterà alla Regione di rendersi tempestivamente conto degli eventuali danni, da noi paventati, ponendovi pronto rimedio». «Bilancio positivo, abbiamo tolto gli eccessi» dichiara Edoardo Sasco (Udc) mentre Maurizio Franz (Lega) plaude «alla fine della deregulation anche se puntavamo a una mediazione sulle 24 domeniche chieste da tutti». Dall’opposizione, il capogruppo del Pd Gianfranco Moretton sostiene che «la montagna ha partorito il topolino. Di fatto una domenica in più rispetto a quanto avevamo stabilito nella passata legislatura».
Secondo Enio Agnola, Cittadini-Idv «non sono le domeniche il motivo di sofferenza del commercio». Per Igor Kocjancic (Rifondazione) «la Giunta ha vinto. Chi voleva meno ha ingoiato di più, chi voleva tutto ne esce deluso». Luca Ciriani, padre della riforma, definisce la sua legge «un’operazione di grande equilibrio che affida ai commercianti la scelta delle domeniche di apertura garantendo il diritto a fare la spesa per i consumatori, il diritto al riposo dei lavoratori e rivitalizzando il piccolo commercio e i centri storici».
Luci ed ombre per la Cgil: «Siamo oltre al limite di aperture domenicali su cui si era impegnato Tondo in campagna elettorale, in più eravamo contrari alla deroga per i negozi al di sotto dei 400 metri quadri. – sostiene Franco Barera – E’ invece positivo che si sia sancita la straordinarietà del lavoro domenicale».
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