Nave bloccata in porto a Monfalcone da 40 giorni: all’ormeggio per gravi irregolarità
MONFALCONE. Quasi un mese e mezzo bloccata in banchina, blindata dalla Direzione marittima, nell’impossibilità di lasciare il porto fino a raggiungere i requisiti necessari alla ripresa della navigazione. La nave da carico, detenuta, rimane ormeggiata all’accosto 3, con il suo equipaggio a bordo, una quindicina di marittimi, considerate le pesanti irregolarità riscontrate.
Giunta al porto di Monfalcone lo scorso 8 febbraio, da una quarantina di giorni è detenuta in condizioni sub-standard, ossia priva dei requisiti minimi di qualità, sotto l’aspetto della sicurezza, prevenzione dell’inquinamento e delle stesso stato di vita e di lavoro, rilevato dai esperti professionisti del Psc della Direzione marittima di Trieste. Gli uomini del Psc il giorno dell’attracco a Portorosega avevano eseguito un’approfondita visita ispettiva. La nave portacontenitori Al Flik, battente bandiera della Tanzania, della lunghezza di 111,20 metri, pescaggio di 6,45, era approdata allo scalo cittadino con un carico di 5.497,59 tonnellate di bramme, in consegna alla Compagnia portuale. L’unità marittima, proveniente da Misura, città libica, dopo lo scarico del materiale, avrebbe lasciato il porto con successiva destinazione a Istanbul, in Turchia.
Ma se il carico di bramme era stato regolarmente scaricato, senza quindi arrecare alcun pregiudizio alle operazioni commerciali, la ripartenza della nave era stata invece bloccata. Quel giorno dello scorso 8 febbraio, il Nucleo Ispettori Porto State Control della Direzione marittima di Trieste aveva eseguito un’accurata e approfondita verifica, dalla quale erano emersi tali e diversificate irregolarità, da porla in stato di “detenuta”.
Nello specifico, nel corso della visita, gli ispettori del Nucleo Psc avevano riscontrato le gravi condizioni sub-standard sotto il profilo della sicurezza della navigazione, delle condizioni di vita e di lavoro a bordo dei marittimi, ma anche in materia di riciclaggio delle navi, in base al Regolamento europeo n.1257/2013. Una situazione così carente e pesante da sospendere la stessa attività ispettiva. Un provvedimento di carattere eccezionale, assunto proprio in ragione della portata delle irregolarità.
In quel contesto, lo stesso capitano di vascello Luciano Del Prete, direttore marittimo del Friuli Venezia Giulia, aveva spiegato che la sospensione ispettiva era stata determinata da pessime condizioni di vita e di lavoro a bordo, parlando di contratti errati e scaduti da tempo, evidenziando precarie condizioni igieniche, nonché la carente preparazione dell’equipaggio nella gestione delle emergenze e dalle rilevanti perdite di olio da diversi apparati presenti nella sala macchine. Insomma, problematicità tali da assimilarla ad una sorta di “caretta del mare”. Da qui le dovute disposizioni. L’amministrazione di bandiera e l’organismo che ha rilasciato i certificati devono adottare le necessarie azioni per riportare la nave ad una piena rispondenza dei requisiti previsti dalle Convenzioni internazionali applicabili, al fine di consentire la ripresa dell’ispezione della nave in ormeggio a Portorosega. Prescrizioni sine qua non, quindi, il ripristino dei criteri stabiliti dalle Convenzioni internazionali, per poter lasciare lo scalo cittadino.—
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