Nato e Russia si confrontano nei Balcani

Il confine tra Serbia e Montenegro divide le esercitazioni dell’Alleanza atlantica da quelle di Mosca

BELGRADO. Forze d’élite dell’esercito russo da una parte, militari dell’Alleanza atlantica dall’altra. Non è lo scenario di un nuovo confronto in stile Guerra Fredda, ma quanto si sta registrando in questi giorni nei Balcani, terra di frontiera dove Mosca, Bruxelles e Washington mostrano a vicenda i muscoli.

E solo un confine, quello tra Serbia e Montenegro, divide oggi centinaia di soldati russi da quelli di trentadue Paesi della Nato. Serbia dove inizia oggi un’esercitazione in grande stile, battezzata "Slovensko bratstvo", fratellanza slava, che durerà fino al prossimo 9 novembre e che ha avuto grande risalto sulla stampa di Mosca e Belgrado.

Fratellanza che, ha specificato il ministero della Difesa di Belgrado, si esprimerà in manovre congiunte tra «212 militari appartenenti a reparti aviotrasportati delle forze armate della Federazione russa», tra cui 150 della 98a Divisione aerotrasportata, attiva in Cecenia durante la guerra, di «56 membri dell’esercito della Bielorussia e di 450 soldati dell’esercito serbo».

Durante l’esercitazione, che avrà come teatro l’aeroporto militare di Batajnica, vicino a Belgrado, quello di Kovin, a una cinquantina di chilometri dalla capitale e due poligoni dell’esercito, saranno testate tecniche di assalto con elicotteri, lanci di paracadutisti, attacchi contro veicoli blindati da combattimento. In programma, anche «marce, sfondamento di linee» nemiche, «attacchi contro basi terroristiche, scouting di basi ribelli attraverso aerei telecomandati», i cosiddetti droni, «preparazione di tiri d’artiglieria, sostegno aereo» alle truppe di terra, «evacuazione medica e disinnesco di ordigni esplosivi».

Segno dei tempi e simbolo delle divisioni nei Balcani e di indirizzi strategici ben diversi, mentre in Serbia la Russia fa la voce grossa, nel Montenegro in procinto di entrare nella Nato sono da lunedì in corso simili esercitazioni. Difficile immaginare che sia solo un caso. Montenegro dove da lunedì sono attivi quasi 700 uomini, in arrivo da 32 Paesi membri dell’Alleanza. A differenza delle operazioni in Serbia, nel piccolo Paese balcanico non è in programma una dimostrazione di forza militare, ma un test su come reagire in caso di disastri naturali e chimici, ha specificato il vice primo ministro di Podgorica ed ex capo dei servizi, Dusko Markovic. E sarà anche un «grande momento per il Montenegro», ha aggiunto, ricordando che il Paese «ha dimostrato la sua capacità di essere un futuro membro Nato». Montenegro dove sole due settimane fa, secondo l’élite politica al potere, si sarebbe registrato un tentato golpe per eliminare l’inossidabile leader Djukanovic. Dietro il presunto colpo di Stato, Mosca, assai poco incline ad accettare il Montenegro nella Nato e dal 2014 sul piede di guerra dopo che Podgorica ha deciso sanzioni contro la Russia, ha suggerito Podgorica.

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