Natasha si difende: «Calenda ha tentato di manipolarmi»

Il legale della ballerina a cui il regista chiede 775mila dollari racconta un’altra verità: «Lui la controllava, è lei la vittima»

TRIESTE. «Natasha Diamond-Walker non è una “Gold digger”, una cercatrice d'oro». Così i media americani sintetizzano le dichiarazioni di Eric Cohen, l'avvocato della ballerina che Antonio Calenda ha denunciato alla giustizia americana con l'accusa di avergli sottratto 775mila dollari. «Ogni regalo che le ha fatto, l'ha fatto di sua spontanea volontà - dice Cohen alla stampa -. Calenda aveva potere e autorità su di lei. Se qualcuno è stato manipolato, certo non è lui».

La vicenda, come noto, è intricata: il direttore dello Stabile regionale, 73 anni, conosce la ballerina 27enne lo scorso anno, durante la messa in scena dello spettacolo “Cercando Picasso”. Tra i due inizia una storia d'amore durante la quale il maestro omaggia di generosi regali la giovane amante. La coppia collassa quando Diamond-Walker si fa dare quasi 800mila dollari da Calenda per comprare un appartamento a New York, nel quartiere dell'Upper West Side, e tronca la relazione dopo aver effettuato l'acquisto. Un gesto che un commentatore ottocentesco definirebbe villano, ma che al di là delle buone maniere ha anche risvolti giudiziari: secondo Calenda, Diamond-Walker avrebbe firmato un accordo con cui si impegnava a restituire la somma entro il 2018, seppur senza interessi (cortesia che sembra non aver impressionato più di tanto l'intraprendente ballerina). Da qui alla denuncia il passo è breve.

Il legale di Diamond-Walker sostiene però che le cose siano andate in ben altro modo: l'avvocato ammette l'esistenza del documento, ma riferisce di «altri scritti», in particolare «email, documenti di trasferimento e di altra natura», che getterebbero una nuova luce sulla vicenda. Cohen rifiuta di scendere nei dettagli, ma precisa che «la versione di Calenda è una deformazione dei fatti». L'avvocato rincara anzi la dose, interpretando la causa scatenante della disputa fra il maestro e la ballerina non come un favore non ricambiato, ma come un tentativo da parte di lui di esercitare una forma di dominio: la decisione di darle del denaro deriverebbe, secondo Cohen, dalla volontà di Calenda «di controllarla. E così è anche la denuncia. È un amante rifiutato e respinto che sta ancora provando a controllarla» (così riporta il NY Daily News). Il celebre Huffington post, corazzata dei blog-media statunitensi, riporta un'altra citazione dell'avvocato: «Questa è veramente la storia di un uomo più anziano, in una posizione di potere, che cerca di dominare una giovane donna. Natasha è un'artista di talento e si difenderà da queste accuse». Al contrario, Calenda sarebbe «una persona di statura e potere, soprattutto nel momento e nel luogo in cui l'ha incontrata».

Una storia tanto succulenta non poteva che rimbalzare in pochi giorni su molti mezzi d'informazione americani e stranieri, uscendo dall'ambito “ristretto” della vita newyorkese. Un’attenzione che avrebbe turbato la ballerina: «È choccata dall'aver trovato sui giornali parte della propria vita personale», spiega Cohen. Ancora più pesante, aggiunge, il fatto che escano in alcuni casi delle foto «che lei pensava fossero private». «Miss Walker è una ballerina e un'artista seria. Non desidera che tutto ciò finisca sulla stampa». Forse il clamore mediatico è l'aspetto che meno dovrebbe preoccupare la giovane artista: oltre alla restituzione degli 800mila dollari (questa volta con gli interessi, ovviamente), Calenda - ieri irraggiungibile, nonostante i molti tentativi telefonici - le chiede anche un milione di dollari come punizione per l'atteggiamento scorretto. La parola ora passa alla giustizia americana. Infine, una curiosità: lo spettacolo galeotto, “Cercando Picasso”, aveva come protagonista nientemeno che Giorgio Albertazzi. Peccato che quasi tutti i media americani abbiano preso Albertazzi per Calenda, pubblicando le sue foto a corredo degli articoli. Suvvia, un po' di rispetto.

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