Nata l’Uti Alto Isontino, 15 i Comuni

Approvato lo statuto dai sindaci con un compromesso sulle lingue da usare sull’intestazione ufficiale
La riunione dei sindaci nel Municipio di Gorizia (Bumbaca)
La riunione dei sindaci nel Municipio di Gorizia (Bumbaca)

E' nata l'Unione Territoriale Intercomunale “Collio – Alto Isonzo”. Ora è ufficiale, visto che ieri mattina in Municipio a Gorizia – dove l'Uti ha sede legale – i sindaci dei quindici Comuni coinvolti hanno approvato statuto e atto costituivo, per quello che è il primo vero passo di questa riforma epocale. Un passo vissuto con grande soddisfazione e in un clima di collaborazione e unità d'intenti, ma non senza un primo motivo di dibattito e anche di contrasto, ovvero la scelta di utilizzare solo l'italiano (e non lo sloveno ed il friulano) per l'intestazione ufficiale della Uti e per il testo dello statuto.

I sindaci ne hanno dibattuto a lungo, arrivando poi ad un compromesso: accanto alla versione ufficiale in italiano, i singoli Consigli comunali potranno scegliere se utilizzare anche sloveno o friulano, o magari direttamente la versione trilingue. Come faranno in molti, visto che diversi sindaci (tra cui Romoli per Gorizia o Tomasinsig per Gradisca d'Isonzo) hanno già annunciato di proporre al voto in Consiglio lo statuto in italiano, sloveno e friulano. Contestualmente, su proposta del sindaco di Farra d'Isonzo Alessandro Fabbro, verrà avanzata richiesta alla Regione di prevedere per legge per le Uti con minoranze linguistiche la dicitura ufficiale plurilingue. Il compromesso, però, non è bastato a convincere Savogna d'Isonzo (all'assemblea ha partecipato il vice sindaco Petejan), che ha ritenuto di votare contro l'approvazione dello statuto proprio per l'articolo 1, dove si specifica la denominazione ufficiale dell'Uti.

«Non possiamo derogare alla denominazione anche in sloveno – dice Petejan -, visto che ci sarebbero state tutte le condizioni per prevederla, vista la rilevanza nel nostro territorio della componente di minoranza». Contro hanno votato, per altre motivazioni, anche San Floriano del Collio e Dolegna (rispettivamente con il sindaco Padovan e il vicesindaco Giardini), tra i 58 Comuni che hanno presentato ricorso al Tar, nella convinzione che la riforma finirà per togliere identità, autonomia e tutele ai paesi più piccoli. «Quello linguistico era un problema sentito, e che poteva dividerci – dice il sindaco Romoli -, ma alla fine ha prevalso il buon senso. A Gorizia porterò lo statuto dell'Uti trilingue e sono fiducioso che il Consiglio lo approverà». «Malgrado tutto siamo partiti con il piede giusto – aggiunge il sindaco di Cormons Luciano Patat -. La riunione di oggi ha dimostrato che i compromessi saranno necessari, oggi come in futuro. In questi mesi abbiamo parlato un po' troppo di statuto e poco dei problemi veri, ovvero come garantire il funzionamento dei Comuni dal 1 gennaio, e come migliorare i servizi. Resta comune il rammarico per il poco tempo avuto a disposizione, che ci ha impedito di coinvolgere i Consigli comunali, chiamati di fatto a votare solo sulla fiducia”» E del resto tutti sono consapevoli che il difficile inizia adesso. Se il sindaco di San Floriano Razza parla dell'Uti come dell'unica «salvezza per i piccoli Comuni, che ne trarranno sicuro beneficio», Fabbro e Pelos (Farra e Moraro) sottolineano l'importanza di lavorare per l'armonizzazione dei servizi e soprattutto una adeguata ripartizione dei costi della macchina amministrativa tra tutti i Comuni. «Fino ad ora abbiamo vissuto la gestazione, e adesso l'Uti è nata – dice il sindaco di Gradisca Linda Tomasinsig -. Quindi ora iniziano i problemi da affrontare e le notti insonni: dobbiamo lavorare all'organizzazione degli uffici, ai servizi, alla suddivisione dei costi».

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