Nascosti dal funzionario indagato i 70mila euro trovati in un giardino

Scovati da un cane e dati alla polizia dal padrone, i soldi per gli agenti erano parte della somma sottratta da Claudio Simonutti alle casse della Regione: la calligrafia delle scritte sulle fascette è sua
Di Corrado Barbacini
Bumbaca Gorizia Ricerche resti umani a Doberdò
Bumbaca Gorizia Ricerche resti umani a Doberdò

Il salvadanaio di Claudio Simonutti, 49 anni, il funzionario delegato della Regione finito nel mirino del pm Massimo De Bortoli con l’accusa di aver sottratto un milione e 200mila euro dalla cassa utilizzando falsi mandati di pagamento, stava sotto una pietra del giardino della Rotonda del Boschetto. Lì, secondo gli investigatori della Tributaria, Simonutti “parcheggiava” i soldi sottratti alla Regione.

Il luogo era stato scoperto casualmente lo scorso ottobre quando un cane, aveva fiutato qualcosa di strano tra foglie e sterpaglie. Aveva scavato con insistenza trovando infine un borsone pieno di soldi: 70mila euro (non 50mila, come era emerso in un primo momento). Denaro pulito, avevano chiarito dopo i controlli necessari gli investigatori della Squadra mobile, ai quali il proprietario del cane aveva consegnato la borsa. E in effetti quello era denaro pulito semplicemente perché proveniva “regolarmente” dalla cassa della Regione.

Dagli accertamenti è emerso che le fascette poste a sigillo delle mazzette erano state siglate proprio da Claudio Simonutti. In pratica gli investigatori della Tributaria nei giorni scorsi hanno esaminato, con l’aiuto di un esperto grafologo, le sigle delle fascette e hanno appunto scoperto che quei soldi erano letteralmente passati tra le mani del funzionario che, secondo la Procura, in questi tre anni si è intascascato la somma di un milione e 200 mila euro. Da qui è scattato il sequestro disposto dal pm De Bortoli. Secondo gli investigatori proprio quei 70mila euro scoperti casualmente dal cane sarebbero stati l’ultimo “prelievo” effettuato dallo stesso Simonutti in Regione. In effetti somme di questo tipo non possono certo essere versate direttamente in banca in contanti senza destare qualche sospetto: le norme antiriciclaggio prevedono una serie di adempimenti quanto ai contanti che difficilmente il funzionario della Regione avrebbe potuto effettuare tranquillamente. Così - verosimilmente - aveva parcheggiato i soldi sotto una pietra. Mai avrebbe pensato che un cane gironzolando nel giardino scovasse il bottino.

Gli investigatori sono poi convinti che le cosiddette “spazzolate” di Simonutti erano a conoscenza anche di altre persone, altri impiegati dell’ufficio dove il funzionario lavorava. In pratica il sospetto è che qualche collega del funzionario si sia accorto dei prelievi allegri. E che poi - ma questa è un’ipotesi - abbia in qualche modo approfittato delle azioni di Simonutti. In questa direzione proseguono le indagini del pm Massimo De Bortoli.

Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta anche dal procuratore della Corte dei conti Maurizio Zappatori. Accusa: danno erariale e d’immagine.

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