Nascite transfrontaliere, accordo flop

Nel 2015 solo quattro gestanti si sono rivolte all’ospedale di Sempeter. L’assessore Romano: «Molto fumo negli occhi»
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 20.07.2014 Manifestazione Pro Punto Nascita Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 20.07.2014 Manifestazione Pro Punto Nascita Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Due parti nel 2014. Quattro nel 2015. E una previsione per il 2016 (chissà se verrà mai rispettata visti i precedenti) di 8 nascite. Il riferimento è ai numeri, assolutamente striminziti e deludenti, dei parti (fisiologici, tramite taglio cesareo o ausilio ventosa, con o senza complicanze) di donne goriziane all’ospedale di Sempeter Vrtojba, appena al di là del confine.

Non serve nemmeno dire che l’esperimento non ha funzionato. Parlano i numeri. Parlano le statistiche. Meno del 2% delle gestanti goriziane si è rivolta, lo scorso anno, al nosocomio d’oltreconfine per dare alla luce il proprio bambino. Nonostante tutto, l’accordo è ancora vigente e scadrà il prossimo 31 dicembre. Alla struttura sanitaria slovena viene riconosciuta una somma di 1.200 euro a parto che l’Aas Bassa Friulana-Isontina si impegna a versare nelle casse dello stesso ospedale. Per il 2015, stando a una determina dirigenziale dell’inizio dello scorso anno, vennero accantonati 24mila euro per coprire il costo di 20 parti: una previsione che, alla prova dei fatti, si è rivelata quantomai... ottimistica, visto che alla fine furono soltanto quattro i “lieti eventi”. Per il 2016, dicevamo, la responsabile del distretto Alto Isontino ha previsto, invece, circa 8 parti (molti di meno) all’ospedale “Splosna Bolnisnica dr.Franca Derganca” di Sempeter. Significa che sono stati stanziati 9.600 euro che verranno, all’occorrenza, prelevati dal conto “Acquisto di prestazioni fatturate in regime di ricovero extra-regionali” del bilancio aziendale 2016.

Le critiche

del Comune

Ma quest’operazione di “esternalizzare” il Punto nascita non è mai piaciuta al Comune di Gorizia. Sin dal primo minuto successivo alla firma del primo accordo (era il 2014) sono piovute critiche a non finire. Critiche che, oggi, l’assessore comunale all’Assistenza e al Welfare Silvana Romano rinnova. È come sfondare una porta aperta. «Questa convenzione non ha funzionato. Anche il trend della prima metà dell’anno non registra forti aumenti - sottolinea la Romano - Ormai è comprovato che le donne che scelgono di partorire in Slovenia hanno la doppia cittadinanza o appartengono alla minoranza slovena. Significa che non abbiamo ravvisato una vera differenza rispetto a quanto accadeva prima, rispetto a quando cioè non c’era una convenzione che metteva sul piatto 1.200 euro come “rimborso” all’ospedale sito oltreconfine».

Prosegue Romano: «Purtroppo, con questa iniziativa, si è voluto soltanto buttare “fumo negli occhi” ai cittadini prima di chiudere il Punto nascita di Gorizia. Ma la gente non è stupida: ha capito che questo era il senso dell’operazione. Stiamo ancora attendendo i dati relativi alla presunta, mancata sicurezza del reparto materno-infantile di Gorizia. Dalla Regione ho sempre ottenuto risposte evasive o, addirittura, non risposte».

La Pediatria

“dimezzata”

Ma non è l’unico problema. Gorizia e le mamme continuano ancora a fare i conti con la triste realtà attuale di una “Pediatria dimezzata”, come la definiscono tanti genitori che si ritrovano ad essere spediti, con il proprio pargolo malato, a Monfalcone se non addirittura al Burlo Garofolo a Trieste. Il problema, arcinoto, nasce dal fatto che il reparto è aperto sino alle 18. Qualsiasi cosa accada dopo questo orario ci si deve rivolgere al Pronto soccorso del San Giovanni di Dio, o al reparto di Pediatria di Monfalcone secondo i protocolli oppure a un altro ospedale regionale. Il più delle volte, ci si rivolge all’astanteria di Gorizia visto che è la più vicina. Il risultato? Bambini, magari con lievi ferite causate dalla loro esuberanza, si ritrovano in fila assieme ad anziani con la broncopolmonite o pazienti con ferite sanguinanti.

Nei giorni scorsi, il problema è tornato alla luce visto che si sta lavorando per introdurre la guardia pediatrica sulle 24 ore ma a... Latisana. Perché Gorizia è stata esclusa? «Mi dicono che non ci sono pediatri, però evidentemente i professionisti ci sono per... Latisana - attacca Silvana Romano -. Sarebbe importante potenziare il reparto di Pediatria alla luce anche della chiusura del Punto nascita di Gorizia».

Secondo le stime del Comune e del Comitato “Voglio nascere a Gorizia”, ci sono 4.092 bambini (solo a Gorizia) e sguarnire un presidio sanitario di riferimento rappresenta un vero e proprio rischio per la salute della fascia che, per antonomasia, è la più debole.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo