Nasce il polo da 7 milioni per riciclare gli oli usati
TRIESTE È uno spicchio della città che passa facilmente inosservato. In fondo al Canale Navigabile, incastrato tra due impianti ambientali di AcegasApsAmga, il termovalorizzatore e il depuratore. Fino all’anno scorso apparteneva a Italcementi, che lo utilizzava come “retroporto” per la banchina che il gruppo cementiero ha avuto in concessione dal 1959 al 2017.
Da qualche giorno, ottenuta il 7 agosto l’autorizzazione della Forestale, sono partiti i lavori che trasformeranno quest’area dimenticata e degradata della periferia urbana. Il progetto è della ReOil, un’azienda che ha sede nell’Area di ricerca. Se ne era parlato nel dicembre dello scorso anno, ma ora le carte hanno finalmente lasciato posto alle gru che compiono i lavori preparatori di pulizia.
A pochi metri dalla banchina ex Italcementi, di cui hanno chiesto la concessione all’Autorità portuale, Angelo Boatto e Giovanni Rocelli, azionisti della società, entrambi veneti, confermano cosa vogliono fare: un impianto per il trattamento delle acque inquinate da idrocarburi. Investimento di 7 milioni di euro, occupati a pieno regime 30 addetti, primo step realizzativo nell’estate 2019. Non si esclude di chiedere l’applicazione del regime di punto franco.
Acque di sentina, acque di lavaggio, acque industriali: gli olii vengono recuperati, resi riciclabili, consegnati al Consorzio (Cou) di riferimento. Le acque da ripulire possono affluire via-mare - utilizzando il terminal - o via terra mediante autocarri cisterna. Si tratterà dell’unico impianto di questo tipo e con questa “missione” presente nell’Adriatico settentrionale. Per l’attività via-mare Boatto e Rocelli intendono avvalersi di operatori locali. Dal punto di vista geografico, l’idea è di coprire un raggio di 50-60 chilometri, proponendo un servizio ad aziende altrimenti costrette a recarsi in Veneto e in Austria. E comunque in giro per l’Italia non ce ne sono molti, perchè l’unico a conoscenza lavora nella siciliana Milazzo: quello triestino sarà un macchinario - dicono i due imprenditori - «ultra-moderno». Ad accompagnare Boatto e Rocelli è il responsabile dell’operazione “sul sito”, Alessandro Zerbo.
E c’è un insolito via-vai di tecnici e imprenditori in un luogo altrimenti deserto. Con un messaggio al territorio: l’area è piuttosto vasta, perché comprende 50 mila metri quadrati, che si estendono all’interno del Sin (sito di interesse nazionale), dove le pratiche di carattere ambientale vengono svolte dal ministero e non dalla Regione Fvg. L’impianto di trattamento avrà bisogno “solo” di 10 mila metri quadrati, quindi - spiegano Boatto e Rocelli - 40 mila metri quadrati si rendono disponibili per nuove iniziative, avviabili da altri imprenditori. Sarà risistemato il capannone di 3 mila metri quadrati, che fungeva da magazzino per la logistica di Italcementi.
Saranno riattati i 200 metri quadrati di una palazzina-uffici, che sorge subito dopo l’ingresso nell’area. Per chiudere il capitolo amministrativo, ReOil aspetta altre due autorizzazioni, una attiene il vincolo paesaggistico avendo quali interlocutori Comune e Soprintendenza, l’altra riguarda le costruzioni edilizie dove l’interfaccia è comunale. —
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