Narcotrafficante catturato alle Torri

Luka Dacic, un serbo ricercato in tutta Europa, è stato fermato dai Ros di Udine mentre cercava di confondersi, vestito elegantemente, tra il popolo dello shopping. Sventato l’arrivo in porto di duecento chilogrammi di "coca"
I carabinieri del Ros in una foto di archivio
I carabinieri del Ros in una foto di archivio

UDINE. Il Friuli Venezia Giulia è attraversato di continuo da imponenti flussi di droghe pesanti come cocaina ed eroina. La regione rappresenta infatti, senza ombra di dubbio, uno dei crocevia mondiali del narcotraffico. E alcuni dei più potenti boss a livello internazionale hanno scelto la regione non solo per i loro incontri “d’affari”, ma anche per far approdare carichi di decine se non centinaia di chili di sostanze proibite.

Il superlatitante Lo dimostra il fatto che lo scorso 30 gennaio i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale di Udine hanno intercettato al centro commerciale le Torri di Trieste Luka Da›i„, 47 anni, originario di Prijepolje (Serbia) e residente nella Repubblica di Montenegro. Con i suoi abiti eleganti blu e i suoi documenti falsi pensava di confondersi tra il popolo dello shopping.

Già condannato a sette anni Secondo i carabinieri, invece, l’uomo per anni è stato un “pezzo grosso” del narcotraffico internazionale, in grado di movimentare decine di chili di droga alla volta. Era ricercato dal settembre 2011 a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Milano Simone Luerti. Successivamente è intervenuta la dichiarazione di latitanza (ottobre 2011) e l’ordine di arresto è stato esteso a tutta l’Europa (2012). Nel frattempo Da›i„ è stato condannato in primo grado alla pena di sette anni di reclusione e 68mila euro di multa.

L’inchiesta Flash I provvedimenti dell’Autorità giudiziaria milanese sono arrivati al termine dell’indagine Flash, condotta sempre dalla Sezione udinese del Ros al comando del capitano Gabriele Passarotto. L’attività investigativa è cominciata nel 2009 e, in circa quattro anni, ha portato all’arresto di 49 persone e alla denuncia di altre 14. Complessivamente sono stati sequestrati 65 chili di cocaina e 6 di eroina.

Obiettivo Milano La droga passava attraverso i valichi friulani e poi veniva smistata nelle principali “piazze” del nord, in particolare a Brescia e soprattutto a Milano dove tuttora continuano a rifornirsi, anche per hascisc e marijuana, pure gli spacciatori attivi in questo periodo a Udine come hanno rivelato sabato scorso i carabinieri della Compagnia del capoluogo friulano illustrando un’altra operazione antidroga che ha portato in carcere sette persone.

L’accusa e i sei chilogrammi di ero In particolare, secondo il capo d’imputazione, Luka Da›i„ in concorso con altri quattro, ha organizzato l’importazione dai Balcani di sei chili di eroina, ma i suoi due corrieri sono stati sorpresi a Zagabria. Nella loro auto nel 2009 stati trovati dodici panetti di droga da mezzo chilo ciascuno. Da›i„, secondo gli inquirenti, era il braccio destro del principale gestore del narco-traffico in Slovenia, Aleksander Ferk.

I duecento chili di coca “triestina” Nell’ambito di quest’inchiesta, originariamente coordinata dal pm Raffaele Tito all’epoca alla Dda di Trieste e ora procuratore aggiunto facente funzioni a Udine, è stato anche sventato il piano che prevedeva l’arrivo al porto di Trieste di un container carico di legname e di circa 200 chili di cocaina (per svariati milioni di euro). I carabinieri (sotto copertura) del Ros avevano anche messo in piedi una ditta fittizia di trasporti per “ritirare” lo stupefacente. Il tutto è poi sfumato perché i trafficanti, dopo alcuni sequestri, hanno preferito cambiare “rotta”.

La difesa prepara l’Appello Del tutto diversa invece la ricostruzione di fatti e collegamenti fornita dalla difesa di Da›i„, rappresentata dall’avvocato Carlo Raffaglio del foro di Milano: «Abbiamo rilevato gravi carenze sia nell’indagine, sia nelle motivazioni della sentenza di primo grado, ricorreremo dunque in Appello contestando in modo deciso l’impianto accusatorio soprattutto per quanto riguarda ruoli e contatti. Non ci sono prove, infatti, che il mio assistito abbia organizzato alcunché. E vi sono anche criticità riguardanti le conversazioni telefoniche captate al di fuori del territorio nazionale».

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