Narcos colombiani, lo sbarco in città
Erano arrivati per organizzare l’ingresso della cocaina in Italia attraverso il porto
I narcos colombiani avevano scelto il porto di Trieste per fare arrivare dal Sud America fino al Nordest italiano - e da qui in tutto il Paese - un fiume di cocaina. La droga sarebbe dovuta giungere già dallo scorso mese di gennaio nascosta nei container provenienti dalla Spagna. Alcuni emissari di Bogotà, arrivati a Trieste, si erano seduti un giorno d’estate di due anni fa al tavolino di un caffè sulle Rive, mimetizzati tra altri ignari clienti, e avevano discusso le modalità di arrivo della roba in città.
Questo hanno scoperto i carabinieri del Ros nel corso di un’indagine coordinata dal pm Pietro Montrone della Direzione distrettuale antimafia. Indagine che si è conclusa ieri mattina con l’arresto di tredici persone - undici colombiani e due italiani - in gran parte residenti nelle province di Udine e Pordenone. Tra questi il colombiano Alfonso Cortes Grueso, ritenuto dagli investigatori il capo della rete distributiva della cocaina nel Nordest. Altri arresti sono stati eseguiti in Lombardia, Piemonte, Liguria e Toscana.
Giovedì 5 luglio 2007 proprio Cortes Gueso assieme ad altre quattro persone era venuto in città partendo da Pordenone. I cinque - come si legge nel provvedimento di custodia cautelare emesso dal gip Guido Patriarchi che fa riferimento a quanto scritto dai carabinieri - si erano incontrati alle 14.15 al bar Gabbiano in Riva Grumula con un uomo «dall’apparente età di 40, 45 anni, di corporatura robusta, calvo e con un maglioncino giallo annodato al collo».
I cinque - avevano osservato i militari che li stavano pedinando fin dal mattino - si erano seduti fuori del locale e lì si erano trattenuti fino alle 15.30. Secondo le indagini proprio in questa occasione si era discusso di come fare arrivare la droga in porto. L’uomo con il maglioncino sarebbe un portuale che, secondo gli investigatori, avrebbe dovuto aiutare i narcos a fare in modo che i container in arrivo dalla Spagna evitassero controlli troppo approfonditi. Insomma, lui doveva essere il supporto logistico dei narcos a Trieste. Il portuale triestino al momento però non è stato identificato: le macchine fotografiche usate dai carabinieri, che stavano nascosti in un’auto parcheggiata poco lontano dal bar, lo avevano inquadrato solo di spalle.
Alle 15.30 il portuale se n’era andato, mentre i colombiani ora al centro delle indagini avevano raggiunto una Opel Astra parcheggiata in via Belpoggio, l’auto a bordo della quale erano arrivati a Trieste un’ora prima. Al volante c’era una donna che li aveva aspettati mentre parlavano d’affari. La vettura era ripartita, seguita da un’auto dei carabinieri. Si era diretta verso la stazione ferroviaria: arrivata lì, ne erano scesi due uomini, tra cui Cortes Gueso. Dopo pochi minuti i due erano risaliti in macchina e alle 16.30, annotano i carabinieri nella loro relazione, «i suddetti dopo aver effettuato alcuni giri per Trieste percorrendo la strada panoramica della città e l’autostrada A4 facevano rientro a Pordenone».
Dopo quel giorno l’idea di importare la cocaina del Sud America attraverso il porto era stata temporanemente accantonata dall’organizzazione colombiana. Per questo il traffico di droga aveva continuato a svilupparsi attraverso altri canali di importazione. In particolare via terra.
Nel settembre 2008 la polizia colombiana aveva arrestato 21 persone per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e riciclaggio di denaro. Poi alle indagini del Ros è stata impressa un’accelerazione che ieri ha portato appunto agli arresti dei narcos.
«È evidente, la collaborazione è il punto forte dell'attività d'indagine», ha dichiarato il procuratore della Repubblica Michele Dalla Costa. «Se riusciamo a stabilire dei contatti fiduciari a livello istituzionale con le altre forze investigative - ha spiegato Dalla Costa - sicuramente questo è il miglior sistema per poter assestare dei colpi significativi che abbiano conseguenze durature ai fini dello smantellamento e disarticolazione di traffici illeciti».
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