Napolitano a Lubiana: «Riconciliazione conclusa»
«Il passato non ci imprigiona più. Adesso lavoriamo insieme per costruire la nuova Europa»
LUBIANA
«Storico» è l'aggettivo che ha caratterizzato i discorsi del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e del capo dello Stato della Slovenia, Danilo Turk nel corso del loro colloquio ieri a Lubiana. «Storica» è stata definita dai due Presidenti la visita di Napolitano in Slovenia perché è la prima di un Capo di Stato dall'assunzione della presidenza Ue da parte di Lubina l'1 gennaio scorso. «Storico» il momento europeo in cui questa avviene, con l'allargamento dell'area Schengen. «Storico» per il nuovo clima di riconciliazione tra i popoli che proprio Napolitano e Turk hanno voluto ora «benedire» con la loro stretta di mano e durante il dialogo bilaterale a quattr'occhi.
Ed è proprio sul tema della riconciliazione che Napolitano e Turk hanno voluto imprimere una nuova accelerazione. «Le nostre eccellenti relazioni bilaterali - ha esordito Napolitano - sono rese ancor più strette dalla presenza nei nostri rispettivi territori di minoranze nazionali. Si tratta di una ricchezza da tutelare e di una opportunità da valorizzare per approfondire ulteriormente il nostro dialogo, la nostra collaborazione». «Pur senza dimenticare ha precisato il Presidente della Repubblica - le tragiche lacerazioni del passato, dobbiamo guardare e lavorare insieme all'ulteriore sviluppo della costruzione europea, che rappresenta il quadro nel quale collocare il superamento di qualsiasi residua dolorosa incomprensione».
Non si sottrae Napolitano a parlare dell'esodo degli italiani e di quelli che sono invece rimasti nella loro terra d'origine «che hanno dovuto affrontare un periodo drammatico dell'occupazione e della repressione fascista cui sono seguite altre violenze che non mi sono sottratto di ricordare. E anche relativamente ai 40 giorni dell'occupazione titina di Trieste e del dramma delle Foibe la risposta di Napolitano è ferma e decisa: «Bisogna guardare avanti. Con la Slovenia la riconciliazione è avvenuta nell'Unione europea. So che cosa è successo - ha precisato - e mi sono assunto la responsabilità di ricordare delle pagine che forse non erano sempre state ricordate in Italia nel passato. Ma ripeto, non bisogna rimanere prigionieri del passato, il nostro futuro comune si chiama Europa».
«Sì, è giunto il momento della riconciliazione - gli fa eco Turk - processo questo che già da anni è in atto soprattutto tra le popolazioni di confine. Dobbiamo rafforzare l'identità comune europea. Ricordiamo sì il passato - ha ammonito - ma esso non deve assumere un ruolo primario, è nel futuro che costruiremo la nostra nuova casa comune che si chiama Europa». «Io non so nemmeno - ha aggiunto Napoletano - se abbia più senso usare il termine riconciliazione. Italia e Slovenia: siamo insieme nell'Unione europea. Non apparteniamo più alla vecchia Europa di cui portiamo ancora le doloranti ferite, ora apparteniamo alla nuova Europa. Per quel che riguarda il sentimento delle popolazioni - ha precisato - credo che questo sia ben espresso dalla politica della Regione Friuli-Venezia Giulia che è fortemente orientata a sancire questa collaborazione che ci è stata concessa e che deve concretizzarsi anche nei fatti».
Napolitano non la nomina ma è chiaro il riferimento alla nascita dell'Euroregione con capitale Trieste, cui lo stesso Turk indirettamente assicura la partecipazione delle prossime nasciture regioni slovene. Dichiarazioni, queste, che di fatto rendono superfluo quel «percorso della riconciliazione» che Italia, Slovenia e Croazia avrebbero dovuto fare insieme suoi luoghi della memoria dei crimini commessi durante la Seconda guerra mondiale (leggi Foiba di Basovizza, il campo di sterminio nazista della Risiera a Trieste e il campo di concentramento fascista a Gonars). Perché Roma e Lubiana e le loro genti hanno già superato la fase del post-guerra fredda. Ora è l'Europa il nuovo simbolo della pace, della collaborazione e dell'integrazione.
Sul piano più strettamente internazionale a tenere banco è stato il processo di allargamento dell'Ue nell'area dei Balcani sudorientali legata strettamente alla soluzione del problema Kosovo. «Slovenia e Italia - ha detto Napolitano - condividono le stesse attese nei riguardi dell'avanzamento del processo di costruzione europea ed il comune impegno, anche con la partecipazione in operazioni di pace sotto l'egida delle Nazioni unite, per riportare stabilità e sicurezza nelle aree di crisi, a cominciare da quelle più vicine a noi come la regione balcanica e il Medio Oriente».
Più concretamente sulle intenzioni di Pristina di dichiarare unilateralmente la propria indipendenza Napoletano è stato esplicito. «L'impegno dell'Italia è quello di garantire nella massima misura possibile una soluzione che porti a stabilizzare i rapporti nell'area dei Balcani occidentali. In questo momento non è possibile affermare quando ci potrà essere una dichiarazione di indipendenza del Kosovo a cui seguiranno le determinazioni dei vari Stati che saranno chiamati a riconoscerla. Per quello che riguarda l'Europa è essenziale che si elabori e porti avanti una posizione comune dei Ventisette. Reputo importante la determinazione di dare vita a una missione civile di polizia europea che possa avere un ruolo di moderazione e di stabilizzazione molto importante in questo momento nel Kosovo».
Nel concordare pienamente con le parole di Napolitano, il Presidente della Slovenia, Turk ha comunque ribadito che «lo status finale del Kosovo non coinciderà con la soluzione di tutti i problemi. Per questo - ha aggiunto - è fondamentale che l'Unione europea contribuisca con la massima efficienza a garantire la sicurezza, lo sviluppo economico, la protezione delle minoranze e la lotta al crimine organizzato» nell'ex provincia autonoma jugoslava. «Per questo la posizione dell'Ue deve essere assolutamente unitaria . Per l'Europa questo è un esame molto, molto importante». Tornando a temi più strettamente europei e riferendosi all'ampliamento dell'area Schengen, il Presidente Napolitano ha sottolineato come «le barriere fisiche tra Italia e Slovenia, che sono state definitivamente abbattute nelle scorse settimane, erano già state da lungo tempo superate dai nostri popoli, sempre più uniti e desiderosi di collaborare in tutti i campi».
Infine, i due Presidenti, hanno speso parole importanti per il processo di ratifica del Trattato di Lisbona. L'Italia sarà a fianco del semestre di presidenza slovena dell'Ue in questa delicata fase di costruzione europea per riuscire a rispettare l'impegno di portare a termine l'intero processo entro il gennaio del 2009. Gli stessi argomenti sono stati al centro anche del breve colloquio, nel corso del pomeriggio, con il primo ministro sloveno, Janez Jansa, il quale ha annunciato peraltro che il Parlamento di Lubiana ratificherà il Trattato di Lisbona già alla fine di questo mese. Le sinergie europee italo-slovene sono state quindi confermate e salutate con piacere da entrambi gli interlocutori che si sono altresì impegnati a svolgere una politica europea comune e di integrazione.
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