I climber sulla Napoleonica puliscono falesie e sentieri

In 150 tra scalatori e simpatizzanti si sono ritrovati per una mattinata ecologica. Recuperate anche bombole, transenne e bidet: «Più ingombranti del previsto»

Roberta Mantini
La pulizia in Strada Napoleonica (Lasorte)
La pulizia in Strada Napoleonica (Lasorte)

Una bombola del gas, un estintore, transenne e persino un bidet blu, sono solo alcuni dei rifiuti abbandonati intorno alla Napoleonica e recuperati dai partecipanti a “Clean and Climb”, l’evento ideato da Progetto Verticale che ha visto il coinvolgimento di circa 150 persone, tra scalatori e simpatizzanti, che si sono ritrovati per arrampicare insieme armati di guanti e sacchi neri.

I climber sulla Napoleonica puliscono falesie e sentieri

L’associazione Progetto Verticale Trieste è composta da appassionati dell’arrampicata, amanti delle falesie triestine che, da volontari, si adoperano per mantenere e preservare le falesie della provincia di Trieste. «Abbiamo fatto un po’ di ore di pulizia della Napoleonica dai rifiuti che si sono accumulati negli anni sia delle zone subito adiacenti alle pareti in cui si arrampica sia dei sentieri di accesso», racconta il presidente Giacomo Petronio.

L’operazione “Clean and Climb” è stata realizzata in collaborazione con le realtà del mondo dell’arrampicata: le quattro sezioni del CAI Alpina delle Giulie, XXX Ottobre, Monfalcone e la sezione slovena Spdt, il collegio delle guide alpine del Friuli Venezia Giulia, la Fasi-Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, e ancora le due palestre di Trieste Olimpic Rock e Gravità Zero, Gorizia Climbing District con il supporto del Soccorso Alpino e del Club Accademico Italiano.

«È un momento storico di grande rilevanza – hanno detto gli organizzatori – poiché un’unione così ampia di enti che si muovono per un bene comune non era mai avvenuta a Trieste, e probabilmente in Italia». «Abbiamo trovato più ingombranti di quelli che pensavamo – ha detto Gabriele Gorobey, socio di Progetto Verticale – adesso dobbiamo organizzarci per farli recuperare. Essendo un’area molto adiacente alle zone abitate, negli anni è stata usata un po’ come discarica».

Gli organizzatori hanno voluto anche accendere i riflettori su un problema che li riguarda da vicino: «In città la scalata è stata minacciata più volte, c’è stata la chiusura di diversi settori, per esempio sotto il sentiero Rilke e la Panza dell’Elefante, sono state messe delle reti paramassi a coprire le zone d’arrampicata di roccia sanissima che non aveva alcun senso e sono stati istituiti divieti sempre molto allargati, probabilmente anche per ignoranza di quella che è l’attività dell’arrampicata stessa», dicono.

«L’arrampicata sportiva moderna – hanno rimarcato Gorobey e Petronio – è nata in Val Rosandra, Trieste è famosa per l’arrampicata e l’alpinismo; è parte della storia della nostra città e potrebbe avere uno sviluppo turistico molto maggiore rispetto a quello che ha in questo momento».

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