Nagel: Generali esca dal patto Mediobanca
TRIESTE. La new wave di Mediobanca si spinge fino alle Generali. Non era mai accaduto che dall’azionista di controllo del Leone arrivasse un invito così esplicito ad allentare i legami fra Trieste e Piazzetta Cuccia. Ma il nuovo clima della finanza made in Italy impone lo smantellamento dei patti di sindacato, degli incroci azionari, e di quel capitalismo di relazione che ha subìto in questi anni severe lezioni dalla crisi. L’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, nel dialogo con gli analisti finanziari, si è spinto così ieri fino al punto da «consigliare» alle Generali di recidere i legami con il salotto buono dove ai tempi di Cuccia si discutevano i destini dei grandi gruppi strategici: «Raccomando alle Generali di uscire dal patto di Mediobanca perchè sarebbe una decisione più coerente con la strategia annunciata dal gruppo triestino. Lo scioglimento delle partecipazioni incrociate è un’eredità del passato. Ci sono modi migliori per allocare il capitale. Quindi la mia raccomandazione è uscire, ma la decisione sarà loro». Nagel quindi in piena sintonia con il Ceo Mario Greco che in questi mesi ha completamente ricostruito immagine e governance delle Generali. Pronto a lasciare i patti di sindacato e le partecipazioni non strategiche per focalizzare il gruppo sugli investimenti con rendimenti adeguati per rilanciare la redditività. Il gruppo triestino non ha ancora preso una decisione sulla disdetta del patto di Mediobanca (2%) che a questo punto appare assai probabile. Il patto scade a dicembre con possibile disdetta anticipata entro fine settembre. D’altra parte la stessa banca milanese che fu guidata da Cuccia e Maranghi si prepara ad allentare la presa sul gruppo triestino nel nuovo clima finanziario imposto anche da Basilea 2. Il nuovo piano 2013-2016 prevede infatti che Mediobanca in tre anni riduca l’esposizione azionaria per 2 miliardi attraverso 1,5 miliardi di cessioni, tra cui il 3% della quota in Generali che calerà al 10 per cento.
Mediobanca ha chiuso l'esercizio 2012-13 con una perdita netta di 180 milioni di euro (utili per 81 milioni nel 2012) a causa delle svalutazioni, per 404 milioni, effettuate con il passaggio di tutte le partecipazioni, tranne Generali, al comparto dei titoli disponibili per la vendita, in linea con quanto già annunciato a fine giugno con il piano 2014-16. Questa operazione è propedeutica all'alleggerimento previsto del portafoglio azionario di 1,5 miliardi nei prossimi tre anni: così Mediobanca si prepara a dire addio a quel reticolo di partecipazioni nelle principali istituzioni finanziarie e realtà industriali italiane che ha caratterizzato la sua storia fino a oggi. Nagel ha imposto una severa pulizia contabile tagliando di quasi 320 milioni di euro il valore della partecipazione in Telco, la scatola che controlla Telecom, e di 38 milioni il valore di Rcs. A bilanciare le rettifiche non sono quindi bastati gli utili generati da Gemina (23 milioni) e Pirelli (65 milioni). Tuttavia il dato finale è migliore delle perdite attese attorno a 200 milioni: Mediobanca però non distribuirà dividendo, adeguandosi alla raccomandazioni di Bankitalia per gli istituti che chiudono in rosso il bilancio. Il nuovo corso di Nagel è stato premiato dal mercato con il titolo che ha guadagnato l+1,89% a 5,11 euro.
Nagel ieri ha escluso l'intenzione di investire nuovi soldi su Telecom: «Noi siamo piuttosto venditori rispetto ad essere pronti a metterci nuovi soldi», ha risposto a un analista. La quota in Gemina (10,03%), che si è fusa con Atlantia, sarà ceduta mentre Piazzetta Cuccia intende restare in Sintonia, la finanziaria controllata dalla holding Edizione della famiglia Benetton «evitando così una doppia esposizione». Ieri il patto di sindacato di Mediobanca ha dato l’ok allo svincolo della quota detenuta da Fondiaria-Sai che dovrà essere ceduta entro l'anno in ottemperanza alle disposizioni Antitrust per l'integrazione con Unipol. Con l'addio di Fonsai, il patto scende al 38% circa e a oggi non risultano pervenute ulteriori disdette, si legge in una nota. Ieri consiglio di amministrazione ha cooptato l’ex sindaco di Bologna Giorgio Guazzaloca su indicazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna.
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