Mutui e spese comuni in debito: boom di case pignorate

I dati del Tribunale documentano la sensibile crescita di appartamenti messi all’asta su richiesta di banche e amministrazioni di stabili
Una veduta di Trieste
Una veduta di Trieste

Il fenomeno è statisticamente rilevabile dai dati elaborati dal Tribunale triestino e si protrae ormai da alcuni anni: nel territorio provinciale le esecuzioni civili immobiliari sono in crescita. E crescono soprattutto i pignoramenti richiesti dagli amministratori condominiali e dagli istituti di credito, mentre calano altre fattispecie che erano collegate a una realtà economica più vivace (azienda contro azienda, professionisti non pagati, risarcimenti danni).

Le case all’asta diventano insomma un indicatore, una spia del malessere sociale e della difficoltà nel tirare a campare: lievita il numero dei triestini che non riesce a saldare le rate del mutuo o del condominio. Non è un rilievo spiccatamente locale, ma vale la pena valutarne la declinazione triestina con l’ausilio delle cifre sistemate da Paolo Butti, responsabile del settore esecuzioni civili-fallimenti del Tribunale.

Cominciamo dall’inquadramento più generale, ovvero quanti procedimenti sono stati iscritti in una sequenza temporale che si dipana dal 2001 al 1° trimestre 2015, verificabile dal grafico allegato. L’intensificazione del fenomeno è visibile dal 2008-2009 a oggi, in concomitanza con la recrudescenza della crisi economica, con una punta di 351 iscrizioni toccata nel 2013. Dalle indicazioni relative ai primi tre mesi del 2015 (81) si può presumere che anche per quest’anno ci si manterrà ben oltre i 300 fascicoli.

Ma quello che assume un particolare interesse è il cambiamento tipologico dell’esecuzione immobiliare. In altri termini, cambia il volto di chi la chiede. A tale proposito si osservi il sensibile aumento dei procedimenti attivati per morosità condominiale negli ultimi anni, con una “vetta” di 178 iscrizioni raggiunta nel 2013. Sale anche la casistica dei pignoramenti sollecitati dalle banche, come dimostra l’accelerazione nel triennio 2012-14. Si guardi, invece, la contestuale flessione dei procedimenti rubricati sotto la generica voce “altro”, nella quale gli uffici del Tribunale inseriscono, per esempio, i contenziosi tra aziende: da questo si può ipotizzare un altro sintomo del rallentamento economico generale.

Emergenza sfratti, appello alle istituzioni

Anche il quadro dei procedimenti pendenti, per quanto distinto da quanto abbiamo visto finora, conferma la forte incidenza tipologica dei pignoramenti “di origine” condominiale: infatti sono 165 su 356. Alle banche se ne devono 105, alla voce “altri” il Tribunale ne ha registrati 86. Riguardo alle pendenze è interessante vedere i diversi stadi nei quali versano i procedimenti: in 176 casi siamo già alla fase di vendita delegata a professionisti; poi abbiamo 30 “conversioni di pignoramento”, ovvero è stata concessa al debitore la possibilità di rientrare mediante un meccanismo rateale; si segnalano inoltre 26 procedimenti “sospesi”, in quanto è in corso una trattativa tra le parti; infine il Tribunale attende il deposito di 124 perizie immobiliari prima di passare all’asta.

I passaggi procedurali dell’esecuzione immobiliare prevedono la decisione del giudice, l’affidamento della stima a un perito, la delega di vendita a un professionista esterno (di regola notai, avvocati, commercialisti). Il sistema di vendita è lasciato alla discrezione del singolo tribunale: se Trieste preferisce il professionista esterno, Udine invece sceglie un unico referente. Varia anche l’umanità incontrata nei meandri della procedura, umanità di cui è evidentemente difficile formulare statistiche. Le amministrazioni di stabili si orientano verso l’atto estremo del pignoramento, per recuperare somme sensibilmente inferiori al valore dell’ente. In Tribunale raccontano di persone che, sottovalutando forza ed efficacia esecutoria, si accorgono di aver perso casa quando il compratore all’asta si presenta con il “valsente”: anche questo è un brutto segno epocale.

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