"Musicisti del Verdi sulla nave è stata soltanto un’ingenuità"
Ferrazza: "Errore dovuto a mancanza di regole". Lo scandalo si chiuderà con sanzioni personali fino alla sospensione di 10 giorni

«Le controdeduzioni ci sono state già inoltrate, tranne in un caso dovuto a malattia. E credo porteranno alle sanzioni disciplinari previste dal contratto, malgrado al momento non sappiamo ancora cosa andremo a fare». Le sanzioni: «Secondo la gravità dei fatti si parte dal richiamo verbale per passare a quello scritto e arrivare fino alla sospensione dal lavoro e dallo stipendio da un minimo di uno a un massimo di dieci giorni».
Così dice Giuseppe Ferrazza, direttore generale della Fondazione teatro lirico Giuseppe Verdi, in merito ai tredici componenti di coro e orchestra (dodici strumentisti tutti delle file degli archi e un tenore) ai quali Roberto Dipiazza, in veste di presidente della Fondazione, ha inviato il 23 novembre scorso altrettante lettere di «contestazione disciplinare».
Lettere estremamente circostanziate, frutto del lavoro di un’agenzia investigativa, nelle quali si contesta ai tredici artisti di essersi esibiti tra il 27 maggio e l’8 ottobre scorsi nei ”concerti di benvenuto” a bordo della nave da crociera Ruby Princess ormeggiata a Venezia in attesa di salpare.
Le esibizioni sono avvenute però mentre i musicisti risultavano dovere essere a Trieste a disposizione del teatro per eventuali sostituzioni di colleghi; o mentre fruivano di una giornata di riposo per avere donato il sangue; o mentre avevano aderito a uno sciopero, com’è nel caso della prima dell’«Otello» fatta saltare proprio lo scorso 27 maggio; o ancora perché avevano chiesto mezza giornata di ferie per motivi familiari...
In ogni caso, nessuno di loro - così riportano le lettere di contestazione - aveva chiesto né ottenuto alcuna autorizzazione preventiva dal Teatro a svolgere un’attività esterna.
Le contestazioni sono pesanti e nella gran parte dei casi avanzate per fatti reiterati nel tempo (c’è chi si è esibito sulla nave per una volta sola, chi anche per cinque). Fatti che per iscritto Dipiazza ha definito «gravemente lesivi del rapporto fiduciario» tra dipendente e datore di lavoro, commentando poi di avere puntato all’obiettivo di «moralizzare un ambiente da tempo chiacchierato» che abbisogna di «maggiore serietà».
Ferrazza a ogni buon conto si attiene all’aspetto della mancata osservanza del contratto di lavoro, «che è l’unica cosa su cui il Teatro può intervenire», ed elenca appunto le sanzioni previste.
Ma i fatti? «La mia impressione - dice il direttore generale - è che quanto accaduto sia il frutto della mancanza di regole che ho potuto verificare in teatro. Non c’è un regolamento, non sono normati permessi e aspettative. Di qui, ingenuamente, qualcuno cade anche in errori gravi. Gli artisti che abbiamo sentito se ne sono detti consapevoli». È stata «ingenuità», dunque: Ferrazza se ne dice «certo. Casi come questi del resto non sono cosa nuova, qui hanno sempre fatto così».
E se si tratta di un’interpretazione che potrebbe cozzare con quella data dal sindaco, Ferrazza precisa subito: «Giusto il richiamo alla moralità, lo condivido. Ma ora fissiamo regole precise. E d’ora in poi chi non le rispetterà verrà punito».
Questa dunque la posizione del direttore generale, al quale appunto il sovrintendente Antonio Calenda rimanda limitandosi a rimarcare che i fatti contestati «riguardano la precedente sovrintendenza e dunque non ne so nulla: sto esaminando la questione». Era stato lo stesso Dipiazza, del resto, ad aver precisato di avere voluto portare avanti il lavoro d’indagine iniziato sovrintendente ancora Giorgio Zanfagnin, per concluderlo sotto la propria responsabilità e senza volere coinvolgere gli attuali vertici del teatro.
Intanto, da parte delle Rsu c’è silenzio. I rappresentanti sindacali contattati fanno sapere di voler discutere il caso prima di stilare un documento unitario. Irraggiungibile ieri soltanto l’esponente Rsu della Fials, il sindacato autonomo al quale risulterebbero iscritti quasi tutti i musicisti nei cui confronti sono partite le contestazioni. Nel silenzio ufficiale, comunque, le illazioni si sprecano. Si parte da quelle sui compensi percepiti a bordo della Ruby Princess per arrivare alla voce che vorrebbe alcuni altri musicisti del Verdi - oltre a quelli rimasti impigliati nella rete delle contestazioni - coinvolti nelle trasferte veneziane. Trasferte che sarebbero durate da un bel po’. Solo illazioni, va rimarcato, ma significative dell’attenzione con cui dentro il teatro la vicenda viene seguita. Anche per quanto riguarda gli effetti che potrà produrre.
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