Museo della Grande guerra più hi-tech e nuova sezione

Dopo 26 anni di onoratissimo servizio il Museo della Grande guerra di Gorizia viene ampliato e rinnovato. L’intervento più rilevante riguarda l’allestimento di una sezione dedicata al 1914, anno in cui la Prima guerra mondiale deflagrò nei nostri territori con l’arruolamento da parte dell’esercito austroungarico della miglior gioventù isontina destinata ai fronti orientali.
L’annuncio dell’ampliamento del Museo è stato dato da Raffaella Sgubin - già sovrintendente dei Musei provinciali e oggi direttore del Servizio musei e archivi storici dell’Erpac - nel corso del convegno “Il centenario mancato della Grande guerra” organizzato dall’associazione culturale Apertamente nella sede della Fondazione Carigo.
Sgubin ha indicato le linee guida dell’intervento che prevede una spesa di circa 100mila euro già messi a bilancio dalla Regione.
Il progetto è stato curato dall’architetto Chiara Lamonarca su indicazione di Alessandra Martina, storica curatrice del Museo, e della stessa Sgubin.
«Nella sua concezione originale - ha spiegato Sgubin - il Museo della Grande guerra era stato dedicato al fronte dell’Isonzo. Ma nel corso degli anni ci siamo accorti che, soprattutto per gli studenti, era necessario inquadrare storicamente quanto era avvenuto prima della guerra e qual era la realtà locale». La “sezione” dedicata al 1914 sarà posizionata all’inizio del percorso museale. Ma questa non è l’unica novità. Ha spiegato ancora Sgubin: «Interverremo per l’attenuazione delle barriere architettoniche, nella razionalizzazione dei contenitori, nell’inserimento di elementi di multimedialità e la digitalizzazione completa del Fondo Diaz. Inoltre, amplieremo il percorso espositivo al giardino interno del palazzo di Borgo Castello, dove sistemeremo cippi della Grande guerra attualmente custoditi a Palazzo Attems». «Vorrei che fosse chiaro - ha puntualizzato Sgubin riferendosi al tema del convegno - che questo intervento lo possiamo realizzare oggi perché abbiamo la copertura economica e non per rincorrere le esigenze del centenario. Quando si crede in un progetto, come noi crediamo nel Museo della Grande guerra, si crede sempre». L’anticipazione di Sgubin ha arricchito un convegno denso di spunti, che non si è limitato a indicare le occasioni mancate per celebrare meglio il centenario. Il caso-Gorizia non è passato inosservato. Nell’anniversario della Presa, è stato detto, la città è rimasta ai margini delle celebrazioni della Prima guerra mondiale.
L’assessore Torrenti non è stato tenero con le associazioni che si occupano di Grande guerra e ha affermato che bisogna puntare sui grandi siti (Redipuglia) per attirare turisti. Si è parlato di scuola («insegnanti refrattari all’argomento»), di mancanza di sinergia tra gli operatori, Torrenti non è stato tenero con l’ex Provincia di Gorizia rispetto all’utilizzo dei 4 milioni di Carso-2014: manca una rendicontazione chiara visto che degli investimenti promessi non c’è praticamente traccia. Ma i buoni propositi del convegno si sono scontrati con l’autorefernzialità di chi è intervenuto al dibattito. All’insegna del motto «sono io il più bravo» è svanita sul nascere ogni velleità di auspicata collaborazione.
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