Museo 3D in Comune a Monfalcone: viaggio virtuale nella città del Medioevo
TRIESTE In epoca di filtri digitali, omaggi creativi, 3D anche un museo può diventare altro rispetto alla stantia bacheca che conserva reliquie del passato. Anzi può acquisire una nuova dimensione, tutta virtuale eppure agli occhi del visitatore assolutamente verosimile e autentica, capace di dispiegare tra le mani pagine di storia, aprire uno spaccato su quella ch’è stata la vita della cittadella medievale, secoli prima dell’odierna Monfalcone. Un contenitore dove il pubblico possa viaggiare a ritroso nel tempo come se ci fosse immerso da capo a piedi, potendo grazie alla moderne tecnologie addirittura impugnare il mitico spadone risorto dalle fondamenta del palazzo municipale nei recenti scavi archeologici. È l’obiettivo prefisso dal Comune per il pianoterra dell’edificio che raccoglie le stanze dei bottoni in piazza della Repubblica.
«Abbiamo voluto procedere speditamente nell’iter progettuale, – rileva il sindaco Anna Cisint – perché vogliamo arrivare all’apertura del nuovo museo nei primi mesi del prossimo anno e il materiale recuperato verrà a rappresentare un elemento essenziale di qualificazione». L’amministrazione ha chiesto alla Soprintendenza regionale l’indicazione dei reperti puliti e restaurati nel laboratorio del museo nazionale di Aquileia, che saranno messi a disposizione dell’ente per l’esposizione al pubblico. L’elenco sarà consegnato alla società, in fase di selezione, che verrà incaricata di elaborare il progetto esecutivo. Per dare così gambe al museo del municipio.
L’amministrazione sarà «molto attenta» alla progettazione, affinché attraverso la presentazione del materiale e dei resti delle mura ci possa essere una visione sensoriale della storia della Monfalcone medioevale, nonché dello sviluppo delle sue abitazioni e negozi nella città murata, così come della vita del tempo. Una fotografia che «lasci un impatto di suggestione profonda nei visitatori». Il pezzo più pregiato è chiaramente l’antica spada a una mano e mezza, il cui importante restauro è stato verificato di persona dal sindaco al museo di Aquileia. «Vorremmo – spiega – che anche questo pezzo di storia venisse rappresentato in una dimensione tridimensionale». Insomma, che il visitatore potesse sfoderare la lama dalla custodia e brandirla come un vero cavaliere di quell’epoca.
L’ente nelle varie fasi ha lavorato in stretta collaborazione con la Soprintendenza e con Aquileia, che continueranno ad avere la supervisione scientifica, registrando fin qui apprezzamento del Comune per l’attenzione.
Dunque un museo a tre dimensioni. L’indicazione dell’amministrazione costituirà un passo dirimente nella procedura che porterà alla valorizzazione dei resti della città murata emersi durante il restauro, per la quale si sono stanziati fondi per 600 mila euro. Sarà la progettazione a delineare concretamente soluzioni e modalità della zona espositiva e dei suoi arredi sviluppati, ma nell’elaborato preliminare l’amministrazione fa emergere almeno due aspetti attraverso i quali intende caratterizzare in modo innovativo la struttura: la valorizzazione adeguata dello spadone e la «logica di interattività fra passato e presente», oggi consentito dalle moderne tecnologie. Proprio quest’ultima dovrebbe essere funzionale a una ricostruzione della storia dello sviluppo urbanistico del quartiere e quindi dell’intera città. Con la visualizzazione, attraverso appropriate ricostruzioni multimediali, dei primi edifici affacciati lungo l’attuale via Sant’Ambrogio, delle strutture portanti in legno e delle pareti in materiale leggero, con i tetti coperti di canne e gli spazi al cui interno avveniva la lavorazione del ferro. Poi la visione della trasformazione con gli edifici in muratura a più piani e il sorgere delle mura attraverso lo scavo del fossato, il ponte e, successivamente, il progressivo interramento del canale attraverso lo scarico di rifiuti domestici.
L’altro elemento di attrazione, lo spadone, sarà collocato invece nella parte finale del museo: oltre alla cura dell’ambientazione in vetrina, assieme agli altri oggetti metallici della bottega del fabbro in cui l’oggetto è stato ritrovato, ci sarà una replica a grandezza naturale che il visitatore forse potrà maneggiare sullo sfondo delle immagini del periodo, in maniera da permettere di calare lo spettatore all’interno dell’affascinante mondo delle sfide cavalleresche e dei tornei d’arme tardo-medievali. —
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