Musei provinciali, è boom di presenze a Gorizia
Oltre settemila ingressi ai musei provinciali di Borgo Castello: 7.740 per la precisione. Da gennaio ad aprile. Un numero enorme che diventa ancor più significativo se raffrontato ai dati del 2013 (4.515 sempre da gennaio a aprile) e del 2012 (5.902 nel medesimo lasso di tempo). La Grande guerra, dunque, tira. E consente un progresso, in un solo anno, del 71% in fatto di presenze.
A commentare i dati è l’assessore provinciale Federico Portelli, alle prese con gli allestimenti per la prossima mostra e impegnato anche nelle riprese della tv ungherese al museo della Grande guerra. «Spesso si parla di cultura. A convegni, tra operatori, tra tecnici e politici. Poche volte - commenta Portelli - ci si ferma a riflettere su cosa essa sia. Meno che meno ci si sofferma sul ruolo fondamentale che hanno i Musei».
Portelli, proviamoci. In che modo i Musei provinciali fanno cultura?
Il discorso è complesso. Isoliamo almeno alcuni aspetti. La cultura è intanto un patrimonio sia intellettuale che materiale: patrimonio durevole ma soggetto a continue trasformazioni e fortemente legato ad aspetti di interazione sociale. La maggior parte di questo patrimonio è trasmesso ed ereditato dalle generazioni passate e, soltanto in piccola parte, è prodotto o modificato dalle generazioni del tempo presente. Questo elemento è essenziale, nella funzione di un museo.
Come siete organizzati?
Intanto vorrei dire che siamo un’eccezione. Nel senso che sono molte le province in Italia che gestiscono un Museo. Il nostro, poi, è un museo multiplo, cioè formato da diverse sezioni. In questo senso, siamo l’unica vera istituzione museale dell’Isontino e, perciò, riconosciuta e sostenuta dalla Regione. Questo è un dato che ci viene dalla storia della Contea asburgica, di cui in effetti siamo gli eredi morali e, per così dire, amministrativi. i musei Provinciali esistono da oltre 150 anni...
Passiamo al punto di vista organizzativo e logistico?
Sì. Abbiamo diverse sedi. Palazzo Attems con la Pinacoteca e la Galleria Spazzapan per l’arte contemporanea a Gradisca. Poi ci sono l’Archivio storico e la biblioteca a Palazzo Alvarez. Infine la sede di Borgo castello, senz’altro quella di maggior richiamo. Tutte le sedi hanno visto incrementare sia i flussi che le attività e nonostante i tagli a bilancio per le spese di funzionamento e per i cosiddetti grandi eventi, stiamo facendo miracoli. I dati ci danno ragione e ciò credo sia il frutto da un lato di un’efficace politica e di un’attenta programmazione. E dall’altro lato da personale motivato, ancorché ridotto all’osso. Abbiamo infatti supplito negli ultimi anni all’assenza di un dirigente a tempo pieno nella macrostruttura dell’ente e ciò è stato compensato da un surplus di attenzione da parte politica. Mi sento perciò di ringraziare tutto il personale dei musei per l’impegno quotidiano e per la disponibilità con cui sopportano il pressing dell’assessore. Come dico spesso alle inaugurazioni, sono anche loro un patrimonio da valorizzare.
I dati, comunque, vi incoraggiano...
Sì, siamo un punto di attrazione turistica e abbiamo una variegata azione didattica, soprattutto per quanto riguarda la sezione della grande Guerra: ciò genera un indotto anche economico per la città di Gorizia e per il territorio. Ma siamo, anche, un punto di riferimento per la nostra comunità. Il museo è pubblico, quindi i veri proprietari sono i cittadini. C’è un altro dato da mettere in luce, a proposito di flussi.
Quale?
Oltre a chi viene per visitare il museo ci sono migliaia di accessi per i quali mettiamo a disposizione le nostre prestigiose sale al ricco mondo associativo del territorio. Anche questo è un modo per fare coesione sociale. Ed anche per questo i musei sono percepiti dai nostri cittadini come un valore sociale.
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