Muro anti-migranti: Budapest parte con la costruzione

ZAGABRIA. Nella cittadina ungherese di Morahalom, al confine con la Serbia, i primi bulldozer sono arrivati l’altra mattina. Il personale militare inviato da Budapest ha spianato il terreno e preparato il suolo per la costruzione dei primi 150 metri di quello che diventerà il più giovane muro innalzato nell’Europa unita: una recinzione di 175 chilometri alta 4 metri.
Il progetto del primo ministro Viktor Orban, annunciato settimane fa, criticato da più parti ma mai messo seriamente in discussione, ha dunque preso il via con la creazione di una prima sezione campione. «Il numero degli immigrati arrivati nel nostro territorio è di 74mila unità, e il 99% è giunto dalla Serbia», ha spiegato Peter Szijjarto, ministro degli Esteri ungherese e membro del partito conservatore Fidesz. A Morahalom il sindaco Zoltan Nogradi, iscritto alla formazione di estrema destra Jobbik, ha invece assicurato: «Non abbiamo idee migliori per risolvere questa situazione».
Ma secondo Zoltan Somogyvari, esperto giuridico al Comitato Helsinki per i diritti dell’uomo di Budapest, di soluzioni migliori ne esistono. «C’è bisogno di una risposta comune da parte di tutta l’Ue, il muro non farà altro che deviare il flusso di persone verso la Croazia o la Romania», spiega l’attivista la cui Ong ha partecipato ieri sera, assieme ad altre venti associazioni, a una prima iniziativa di protesta davanti al Parlamento ungherese. «Il nostro governo deve chiedere a Bruxelles più sostegno e più fondi per creare nuovi centri di accoglienza per i richiedenti asilo invece di ostinarsi ad ingrandire quelli esistenti e già sovraffollati», dice Somogyvari.
Ma se l’esecutivo di Orban agisce diversamente, è per motivi politici. Nei sondaggi, gli estremisti dello Jobbik (al 17%) tallonano il Fidesz (21%) e, per evitare il sorpasso, il primo ministro ha deciso di sposare la linea dura dei rivali. Negli ultimi mesi il governo ha quindi collezionato iniziative xenofobe, senza che la Commissione europea lo richiamasse all’ordine. Dei cartelli sono stati installati in tutto il Paese ammonendo chi viene in Ungheria a «non rubare il lavoro agli ungheresi» e a «rispettare le nostre leggi».
I circa 10 milioni di abitanti della Repubblica magiara si sono anche visti recapitare un questionario «che confonde immigrazione, diritto all’asilo e terrorismo», lamenta Somogyvari. Il risultato è stato un “sondaggio” secondo cui la maggioranza degli elettori sono contrari a nuovi arrivi di rifugiati. «Infine, la settimana scorsa, il Fidesz ha avvertito che alcuni migranti stanno arrivando armati», s’indigna l’analista del Comitato Helsinki, che conclude: «A Budapest si vedono già le conseguenze di questa campagna: graffiti che invitano ad “uccidere i maledetti kosovari” e manifestazioni dei neonazisti davanti alla stazione».
Nel frattempo, lungo la “rotta dei Balcani” che porta in Ungheria, Frontex registra un aumento del 1000% dei migranti, passati da 3.340 nel primo trimestre del 2014 a 32.950 nello stesso periodo nel 2015. Il tutto, senza che nessuna capitale Ue si opponga formalmente alla costruzione del muro di Orban. Lo stesso primo ministro di Belgrado, che ufficialmente non vuole rovinare i rapporti col vicino ungherese, si è limitato a dire che la nuova recinzione «non isolerà la Serbia». A essere isolati saranno i rifugiati.
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