Muore esercente di 29 anni stroncato nel sonno a Grado

di Antonio Boemo
GRADO
Aveva compiuto 29 anni il 17 gennaio scorso Luca D’Adamo, titolare di un negozio di generi alimentari nel rione della Colmata. Abitava con i suoi genitori, entrambi dipendenti comunali, in via valle del Piombo, in Sacca.
Può sembrare assurdo, incredibile, ma si può morire anche a soli 29 anni, quasi all’inizio della vita, sul più bello in ogni caso. Unica, amara, consolazione, morire nel proprio letto durante il sonno.E per cause naturali, quasi sicuramente un infarto, in ogni caso un arresto cardiocircolatorio.
Il giovane soffriva di attacchi di epilessia abbastanza significativi tanto che i genitori lo avevano portato, sin dal primo insorgete della malattia, da tutti gli specialisti possibili per cercare di curarlo, per eviatargli quei terribili attacchi che lo assalivano. Ma non è stato uno diquesti a strapparlo alla vita.
La mamma che ha fatto la tremenda scoperta l’ha trovato “addormentato” nel suo letto, del tutto sereno.
La sveglia stava suonando da un po’. Erano le 6.30. Il papà Lionello lo stava attendendo in strada, in macchina per accompagnarlo ad aprire il negozio che sta dalla parte opposta della città.
La mamma, Bianca, non sentendo arrivare alcun rumore dalla stanza del figlio, si è affacciata alla porta della camera e lo ha trovato privo di vita.
La telefonata immediata al 118 non ha portato, purtroppo, ad alcun effetto positivo. I sanitari si sono dati un gran da fare, ma i più svariati tentativi di rianimazione non hanno sortito effetto alcuno.
Ovviamente non si sa a che ora esatta Luca D’Adamo sia morto, in ogni caso durante la notte.
Era tre anni che il giovane aveva aperto, con il sostegno economico dei genitori, un negozio in Colmata. In un periodo, tra l’alto difficile e pieno di incognite, in un rione dove non era rimasto aperto pressoché alcun esercizio pubblico.Soprattutto nella zona della ex Safica dove c’era il negozio dello scomparso, “La Botegussa”.
Oltre alla sua attività, all’amore per i suoi genitori e per la fidanzata Desirè che oggi lo piangono disperatamente, amava svisceratamente la musica. Aveva fatto parte del gruppo dei “Valhalla” e per 10 anni aveva studiato chitarra classica con il maestro Giorgio Tortora.
Con la musica, lui che era una persona molto schiva, sembrava rivivere, espandersi. Era figlio unico. La mamma non sa darsi pace. «Era tutta la nostra vita», dice in una smorfia di dolore, di quel dolore che solamente i genitori che amano veramente i loro figli, sentono profondamente. I funerali si terranno domani alle 10 in basilica.
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