Muore a 9 anni per un cancro non curato

FIUME. A solo un mese dall'accertamento della terribile malattia, è morto il bambino di 9 anni colpito dal linfoma di Hodkin, un tumore aggressivo a dire il vero non tanto diffuso del sistema linfatico. Una vicenda che avra penosi strascichi sul piano giuridico e anche morale, per l'ostinazione dei genitori a curarlo con metodi alternativi piuttosto che con la chemioterapia prescritta dagli oncologhi della Clinica ospedaliera.
Come scrivono alcuni portali croati, l'indice viene puntato anche contro i servizi sociali per aver indugiato nel togliere la tutela del bambino ai genitori testardi e incoscienti. Il bambino era stato trasportato d'urgenza al pronto soccorso il 4 agosto scorso in seguito a un grosso gonfiore nella zona del collo e i medici avevano ben presto diagnosticato il linfoma di Hodkin.
Dopo solo un giorno di ricovero, malgrado le suppliche dei sanitari a non farlo, i genitori avevano deciso di prendere il bambino a casa dicendo che per le cure lo avrebbero portato in Russia. Come raccontano alcuni loro conoscenti, il loro scopo principale era quello di evitare la chemioterapia per la convinzione che contenesse gas asfissianti, letali. Il padre aveva raccontato che 8 anni fa la chemioterapia aveva ucciso suo madre e non voleva che il figlio facesse la stessa fine. Pertanto avevano optato per la pranoterapia e per l'esorcismo elettrico che a Fiume viene praticato da una nota signora. Questa aveva garantito la guarigione in 2-3 ore.
Intanto della situazione era stato informato il Centro sociale sull'Isola di Veglia dove abita la madre del bambino, che aveva dato ai genitori 15 giorni di tempo per iniziare la chemioterapia, altrimenti sarebbe stato il centro stesso a prendersi cura di lui. I genitori per guadagnare tempo e rimandare la chemioterapia avevano portato il piccolo paziente alla nota clinica di Aviano dove stando al padre, i medici gli avrebbero diagnosticato un'altra malattia: la leucemia. Intanto il bambino era stato trasferito dall'Isola di Veglia a Costrena, nella casa del padre (non è chiaro se i genitori vivessero insieme) sprovvista come raccontano alcuni vicini, delle più elementari norme igienico-sanitarie. Ma non solo, sentivano il bambino urlare di dolore giorno e notte e i genitori anziche portarlo dal medico, lo sgridavano dicendogli che non aveva niente.
Nel tentativo di aiutare il bambino ormai in balia dei genitori irresponsabili, i vicini hanno chiamato la polizia supplicandola di portarlo via. Il padre però non ha lasciato entrare gli agenti con la scusa che non avevano il mandato del giudice. Sono tornati il giorno dopo, però la casa era vuota: le condizioni del piccolo erano ulteriormente peggiorate e i genitori lo avevano portato all'ospedale dove però è ben presto deceduto. Qualche vicino che lo aveva visto di sfuggita racconta che era ridotto a uno scheletro, con il corpo pieno di ematomi. Sul caso stanno indagando la procura e la polizia.(p.r.)
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