Multe e obbligo di accatastare i pontili: stangata del Fisco sulle società nautiche

TRIESTE Una scure sta per abbattersi su associazioni diportistiche e società nautiche. In ballo c’è l’accatastamento dei pontili, che il Fisco intende equiparare a beni immobili, sui quali, esattamente come avviene per case, box e garage, andranno poi pagate le imposte. Una potenziale “stangata” per circoli e sodalizi - ieri riuniti in assemblea in Sacchetta per affrontare il problema - che, a caduta, dovranno rifarsi sui singoli soci, aumentando loro le quote per iscrizioni e servizi vari.
Questa volta, infatti, il Fisco fa sul serio e, dopo aver temporeggiato per mesi, ha deciso di accelerare e passare alla linea dura. Così per le associazioni che non hanno ancora ha provveduto, è in arrivo l’accatastamento d’ufficio con relative spese, oltre ad una sanzione fino a 8 mila euro. Chi invece, attenendosi a quanto indicato dall’Agenzia delle Entrate, ha dato avvio all’accatastamento dei pontili, si trova a dover gestire un altro problema: quello legato alla classificazione.
Dopo i chiarimenti forniti in passato dall’Agenzia delle Entrate circa il fatto che non saranno assimilati agli immobili i singoli posti barca con i relativi specchi acquei, ma solo i pontili, si è aperto un dialogo per trovare una soluzione e una possibile lettura diversa della normativa. Finora, però, non c’è stato nulla da fare. E, scaduti i tentativi di prendere tempo, è iniziato di fatto il countdown. Ai professionisti incaricati di seguire le pratiche delle singole realtà nautiche - avvocati, commercialisti e geometri -, l’Agenzia delle Entrate ha già anticipato che a breve partirà con gli accatastamenti d’ufficio, addebitando poi ai concessionari le spese dei tecnici incaricati, oltre ad una sanzione che, indipendentemente dal numero dei posti barca sarà, come anticipato, potrà arrivare fino a 8 mila euro. Una cifra affrontabile per chi gestisce strutture con decine e decine di ormeggi, ma che rischia invece di far finire sul lastrico le associazioni più piccole, che contano solo pochi posti barca. In questa vicenda, in pratica, tutte le realtà, grandi o piccole che siano, che hanno come unico scopro quello di promuovere lo sport, vengono equiparate, di fatto, ad attività commerciali che, grazie anche a servizi come bar, ristoranti, e pratiche nautiche, traggono benefici economici.
Sull’altro fronte, invece, ci sono i sodalizi più ligi che hanno provveduto per tempo all’accatastamento, ma si vedono imporre dall’Agenzia delle Entrate una classificazione per i pontili in categoria D8, ovvero destinazione commerciale, e non in C4, ovvero quella relativa ai beni senza fine di lucro.
«Per le associazioni sportivo-dilettantistiche che hanno in concessione dei posti barca quindi - anticipa il presidente del Coni regionale, Giorgio Brandolin, invitato all’assemblea triestina di ieri - il rischio è quello di pagare una valanga di soldi di tributi e di perdere quella qualifica di “sportivo dilettantistiche” e, di conseguenza, di non poter beneficiare delle agevolazioni per il canone di concessione demaniale e di quelle previste dalla legge Pescante». Brandolin si dichiara «esterrefatto per quanto sta succedendo: è un problema sollevato solo in questa provincia. In altre zone della regione non si è evidenziata questa situazione. Nelle riunioni in Federazione nazionale il caso non viene affrontato perché è relativo solo a questo angolo del Fvg: nel resto d’Italia nessuno si è fatto avanti per pretendere simili accatastamenti e i legali della federazione sono preoccupati, temono si crei un precedente». Il presidente del Coni spiega anche di essere stato il primo a «consigliare alle associazioni di non procedere con l’accatastamento: lo Stato - tuona - dovrebbe essere al servizio del cittadino, invece lo tratta come suddito. È assurdo».
Anche Assonautica, nei mesi scorsi, si è fatta interprete del caso, convocando attorno ad un tavolo tutte le parti coinvolte nella questione che, però, è rimasta sul piatto. Preoccupato Guido Benci, presidente della Società Triestina Sport del Mare che non ha ancora avviato l’accatastamento dei suoi pontili. «Noi non ci opponiamo al pagando delle tasse -spiega -. La verità è che siamo concessionari di uno spazio demaniale e riteniamo quindi che l’accatastamento debba essere a carico dello Stato. Siamo delle associazioni sportivo dilettantistiche, promuoviamo lo sport, abbiamo un ruolo sociale: assimilarci a realtà commerciali è un errore enorme».
Nella baia di Sistiana facendo fronte a spese non indifferenti, si è già provveduto all’accatastamento dei pontili di tutti e 4 i circoli. «Purtroppo - valuta Fulvio Vecchiet, vicepresidente e direttore sportivo Diporto Nautico Sistiana - resta aperto il problema relativo alla classificazione. In assenza di codifiche appropriate per l’attività dei circoli nautici, che sono associazioni senza scopo di lucro, ci viene imposta la categoria che prevede utilizzo commerciale degli immobili. Però è in vigore l’art. 7 del DLgs 504 del 1992 che riconosce l’esenzione Ici e Imu per tutti li immobili utilizzati esclusivamente per lo svolgimento di attività sportive e ricreative quindi non a scopo di lucro. Insomma, un pasticcio». —
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