Multata al confine: non aveva documenti validi per l’espatrio
TRIESTE. Attenti quando attraversate il confine tra Slovenia e Croazia, se non avete i documenti a posto potreste incorrere nella stessa incresciosa vicenda che è capitata a un nostro lettore. L’incidente ci è stato raccontato, infatti, da Stefano Raneri, residente in Friuli Venezia Giulia, più precisamente a Cervignano del Friuli, da più di 30 anni, che si trovava in automobile con la sua compagna rumena, regolarmente residente in Italia da più di otto anni.
Mentre si recava in vacanza in Croazia con la sua compagna e la nipote è stato bloccato al confine di Gradisce tra Slovenia e Croazia dalla polizia slovena. Motivo: il documento della sua compagna non era valido per l'espatrio. «Un poliziotto particolarmente accanito contro di me - racconta Raneri - ci ha intimato di pagare 750 euro e ci ha sequestrato tutti i documenti compreso il libretto della mia auto».
Comprensibile il momento di panico che si è registrato nell’automobile. Quello che doveva essere un viaggio di piacere verso il luogo delle agognate vacanze si è immediatamente trasformato in un incubo.
«Quando abbiamo trovato il documento d'identità romeno valido per l’espatrio - continua ancora il signor Raneri - il poliziotto non ha voluto sentire ragioni e ci ha fatto un verbale di 250 euro da pagare immediatamente pena il sequestro di tutto».
Ovviamente il malcapitato automobilista del Friuli Venezia Giulia ha pagato inviandoci tra l’altro copia del verbale da cui si evince che lo stesso avrebbe infranto un non ben precisato articolo di un indecifrabile codice o regolamento che dir si voglia, per cui sarebbe prevista l’ammenda di 500 euro, che sono diventati 250 perché il presunto colpevole ha pagato subito.
«Oltre a trattarci molto male - racconta ancora Raneri - ci minacciava continuamente. Abbiamo dovuto pagare per potercene andare via». La sventurata coppia con nipote a seguito si è però recata al consolato italiano di Capodistria dove ha esposto i fatti. La rappresentanza diplomatica li ha coadiuvati nel fare ricorso, inviando altresì una lettera di protesta alla Polizia di Capodistria.
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