Muggia, il commercio è in stallo. Negozi: affitti e tasse alte

Le serrande si aprono e si abbassano in uno dei luoghi considerati il cuore della vita economica di Muggia. Decolle: creiamo società miste pubblico-private

Lasorte Trieste 26/03/10 - Muggia, Negozi
Lasorte Trieste 26/03/10 - Muggia, Negozi

MUGGIA

Piazzale Foschiatti può essere considerato un luogo simbolo del “ciclo della vita” del commercio muggesano. Tra pochi giorni morirà lo storico negozio di abbigliamento Effegi. Due mesi fa è nato il bar Elisabeth. Nelle scorse settimane si è spento il botteghino dell'ortofrutticolo. Le serrande si aprono e si abbassano in uno dei luoghi considerati il cuore della vita economica di Muggia. L'area, posta dietro alla stazione delle autocorriere, è molto frequentata. In pochi metri si può trovare (quasi) tutto. Questa in corso sarà l'ultima settimana di lavoro per Mariella e Anita, le due responsabili di Effegi il negozio di vestiti che per 30 anni ha servito i muggesani. Sulle vetrine i cartelli sono inequivocabili: “svuota tutto”. «Stiamo lasciando un negozio in attivo e avremmo voglia anche di proseguire a lavorare - spiegano le socie - ma ci sono diversi fattori che ci hanno fatto propendere verso questa scelta». Gli elementi vengono ben presto elencati: «L'affitto è davvero elevato (attorno ai 700 euro mensili, ndr), le tasse sono sempre maggiori e nonostante la clientela sia rimasta fedele i centri commerciali ci hanno messo del loro, senza dimenticare che il Comune non ha fatto molto per il commercio». Accanto a Effegi troviamo due locali con le saracinesche abbassate: un ex negozio di calzature spostatosi in centro in cerca di miglior sorte nonché l'ex ortofrutticolo. Quest'ultimo si era poi spostato su un altro lato del piazzale ma poi i due gestori, marito e moglie, hanno preferito scegliere strade professionali diverse e più sicure.

Chi tutto sommato non si lamenta è Alessandro Krasna, gerente di Prodet. «Gli affari sono in calo, ma questo è un trend che va avanti da circa dieci anni quando c'è stato il crollo dell'arrivo dei clienti sloveni e croati. Comunque riusciamo a tenerci aggiornati, abbiamo molti prodotti che la gente richiede quotidianamente e quindi l'attività prosegue». Su affitti e centri commerciali Krasna la vede così: «Stiamo pagando un mutuo per il locale anche se so che gli affitti non sono proprio economici, invece per quanto riguarda il Montedoro Freetime e simili non so in realtà se se la passano così bene...». Chi dà un'interpretazione diversa sono le gestrici di Maida, il negozio di abbigliamento femminile che da oltre vent'anni opera a Muggia. «Vediamo un lento ma progressivo ritorno della clientela slovena. Noi cerchiamo di coccolare chi viene da noi, una cosa che nei centri commerciali difficilmente accade: alla lunga credo che questo sia apprezzato dalla gente», spiegano Maura e Angelita. Sul ruolo delle istituzioni il punto di vista è più che chiaro. «Abbiamo fiducia nel nuovo assessore al Commercio (Stefano Decolle, ndr) ma l'esperienza insegna che per sopravvivere è meglio non affidarsi agli altri». Sulla stessa lunghezza d'onda gravita il pensiero di Cristina Pranzo, vice presidente di ViviMuggia e titolare della fioreria “Il girasole”: «Decolle sembra recepire meglio il messaggio rispetto al suo predecessore (Edmondo Bussani, ndr) ma ora attendiamo i fatti. Io comunque ritengo che sia sempre meglio camminare con le proprie gambe». La Pranzo concorda con il fatto che «l'affitto non è adeguato», «i centri commerciali sono luoghi freddi, mentre la gente desidera essere trattata con calore», e che complessivamente «anche se magari lo si dimentica, Muggia è un borgo felice». Chi non si lamenta poi sono le due dipendenti della panetteria “La Struza”. «Il lavoro non manca: soprattutto quando ci sono prodotti di qualità la gente viene una volta e ritorna». Sulle chiusure avvenute negli ultimi mesi in zona le due panettiere parlano di un «fatto fisiologico che nel commercio ci può stare». Chi si è affacciata sulla piazza per la prima volta è Elisabeth, 33 anni, proprietaria dell'omonimo bar. «Ho sempre lavorato al bancone ma dopo tanti anni ero stufa di fare la dipendente così mi sono messa in proprio. Lavorando 18 ore al giorno praticamente sempre da sola riesco a far quadrare i conti anche con l'affitto. E' dura, non lo nascondo, ma è inutile lamentarsi, meglio rimboccarsi le maniche».

In linea si domostra anche Stefano Decolle. «Maggiori contributi da parte degli istituti di credito e creare delle società miste pubblico-private per acquisire i negozi con le serrande abbassate». Questa la ricetta dell'assessore al Commercio per battere la crisi economica abbattutasi (anche) su gran parte dei commercianti muggesani. «Durante il primo incontro conoscitivo ho visto una certa volontà di non arrendersi ed è da questo nucleo che bisogna formare una nuova generazione di imprenditori, nel quale coinvolgere i giovani che purtroppo hanno paura ad approcciarsi al mondo del commercio», prosegue Decolle. «Il Comune dovrà essere promotore di iniziative atte a favorire gli acquirenti dei nostri negozi con una programmazione sul medio periodo ed è per questo che a settembre riprenderò il dialogo con i nostri esercenti». Decolle ha poi ricordato come sia importante «riscoprire il ruolo del piccolo commercio che ha un elevato valore di aggregazione sociale che non va assolutamente trascurato».

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