Mucca scomparsa sul Carso, ritrovata grazie al Gps dello sciacallo

DOBERDO’ DEL LAGO Morte naturale o violenta? Rimarranno probabilmente avvolte dal mistero le cause del decesso di una mucca al pascolo che è stata letteralmente scarnificata della fauna selvatica nella zona di Polazzo. Le immagini dello scheletro pubblicate nei giorni scorsi sui social-network davano l’idea di finzione cinematografica e, in qualche modo, richiamavano alla mente un film western o di fantascienza, ma era tutto reale.
Come una fiction investigativa
Nella fine di Carolina, una grigia alpina di 4 anni, però qualche elemento che porta alla fiction delle serie investigative c’è. I suoi resti erano rimasti nascosti dietro a un cespuglio, così per trovare nella landa carsica ciò che rimaneva della mucca c’è voluto l’impiego della tecnologia. È stato necessario seguire la traccia gps lasciata da Pepe, uno sciacallo dorato a cui i ricercatori dell’Università di Udine avevano applicato un radiocollare. Cosa abbia portato Pepe da Carolina è facile da capire: l’istinto e la fame.
La sinergia con l'Università
Proprietari e ricercatori hanno lavorato in sinergia. Una volta scoperto che l’animale mancava all’appello, all’Università di Udine hanno controllato i movimenti dei soggetti monitorati e si sono accorti di una stranezza: Pepe aveva ripetutamente abbandonato il suo territorio di riferimento. Spingendosi dalla zona di Marcottini a quella del Monte Sei Busi aveva raggiunto sempre lo stesso punto. Insospettiti e incuriositi, i ricercatori hanno comunicato ai proprietari della mucca il punto gps. Andrej Kovac e il fratello sono andati a controllare cosa ci fosse lì e hanno fatto la tragica scoperta.
«A noi mancava una mucca da un paio di giorni e grazie al gps siamo riusciti a ritrovarla. Il radiocollare ci ha aiutato a farlo e conferma l’importanza della collaborazione che abbiamo con l’Università di Udine per quanto riguarda il monitoraggio della fauna selvatica e con quella di Trieste per il ripristino della landa carsica», evidenzia Andrej.
Malore o predazione?
Sapere se Carolina sia morta di morte naturale o se sia stata piuttosto predata da un animale selvatico non è indifferente. Può sembrarlo, ma non lo è. Non è un dettaglio di secondaria importanza perché nel primo caso i proprietari non potrebbero ricevere un risarcimento, viceversa ci sarebbe spazio per l’indennizzo da parte della Regione. Di certo c’è che durante il sopralluogo effettuato martedì dai proprietari insieme a un veterinario e al personale del Corpo forestale non è stato possibile stabilire in maniera univoca il motivo del decesso. Troppo poco rimaneva dell’animale per effettuare un esame attendibile. Ad uccidere Carolina potrebbe essere stato il freddo, ma anche un malore o piuttosto l’attacco di un predatore.
L'orso non è tra i sospettati
In questa sorta di “Csi” in salsa carsica, un’ipotesi è stata però scartata in maniera certa: quella dell’attacco da parte dell’orso avvistato nei giorni scorsi da un rider a Peteano. C’è chi ha ipotizzato che potrebbe essere stato lui, ma essenzialmente sono due i motivi per cui si esclude la pista del plantigrado. Per prima cosa lo scheletro si trovava all’interno di un recinto elettrificato e un orso, per arrivare in quel punto, avrebbe dovuto abbatterne almeno una porzione, cosa che non è accaduta. Poi un orso non sarebbe andato troppo per il sottile: lo scheletro non sarebbe rimasto intatto, avrebbe dovuto presentare segni di violenza. A ciò si potrebbe aggiungere che non sono state trovate impronte nel terreno, queste, però, potrebbero essere state “cancellate” da chi è venuto dopo. Oltre a Pepe, è facile immaginare che al banchetto si siano uniti altri sciacalli, ma anche volpi, faine, cinghiali e quant’altro è presente in zona. Orso a parte, rimane quindi il mistero sulle cause della morte e tutte le piste rimangono aperte.
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