«Mtl, rimuovere insegne e portabandiera»
Sono sparite le aste portabandiera dalle quali sono sventolate in piazza della Borsa lo stendardo rosso con l’alabarda e quello azzurro con i simboli Onu. La scritta “Welcome to the Free territory of Trieste” fino a ieri era invece ancora lì, sulla terrazza vetrata di Casa Bartoli, il palazzetto di piazza della Borsa firmato a inizio Novecento da Max Fabiani, divenuto dallo scorso luglio sede del Movimento Trieste Libera.
Intanto però la soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici Maria Giulia Picchione ha inviato nei giorni scorsi ai responsabili del Mtl una lettera di diffida in cui richiama il vincolo esistente sulla facciata dell’immobile e ordina il ripristino, entro 30 giorni, dell’aspetto originario del manufatto. Niente aste portabandiera, niente scritte. La diffida rimarca come si tratti di interventi non autorizzati, annotando come peraltro le aste portabandiera erano state fissate all’esile struttura di metallo.
La lettera è stata inviata per conoscenza a più enti, e anche alla Procura della Repubblica. Vi si richiama infatti anche l’articolo 733 del Codice penale, quello che punisce con l’arresto fino a un anno o con un ammenda di duemila euro abbondanti chi danneggi beni considerati parte del patrimonio storico o artistico.
È questa l’ultima (per ora) puntata di una vicenda iniziata la scorsa estate. Il direttore regionale dei Beni culturali Giangiacomo Martines aveva scritto il 4 luglio a Picchione annotando di avere ricevuto segnalazioni (tra cui un esposto dell’ex deputato Roberto Menia) relative alle «grandi scritte riferentesi a un movimento di opinione» apparse appunto sul palazzetto di piazza della Borsa. Picchione un paio di settimane dopo aveva inviato una nota in cui comunicava l’assenza di «atti autorizzativi rilasciati», rivolgendosi al comando della Polizia locale per verificare «se la situazione di fatto» rispondesse «alla normativa vigente». La soprintendente aveva aperto un procedimento amministrativo scattato in occasione del sopralluogo da parte dei vigili del nucleo di polizia edilizia richiesto dalla stessa soprintendente attraverso il Comune (gli originari cartelli trilingui erano comunque già stati tolti nei giorni precedenti). Ora la diffida.
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