Mozione leghista per il ritiro delle onorificenze a Tito

Il testo è stato depositato dall’assessore Roberti: «Saniamo un’ingiustizia». Il maresciallo fu designato Cavaliere di Gran Croce nel 1969 da Saragat
August 1963 --- Marshal Tito and His Wife --- Image by © Bettmann/CORBIS
August 1963 --- Marshal Tito and His Wife --- Image by © Bettmann/CORBIS

TRIESTE Il leghista Pierpaolo Roberti si avvolge nel tricolore e chiede la revoca delle onorificenze che nell’ormai lontano 1969 il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat conferì al maresciallo Josip Broz Tito.


È questo il senso della mozione depositata in Consiglio regionale, che vede come primo firmatario l’assessore regionale a Politiche comunitarie e corregionali all’estero Roberti, e punta a far decadere qualsiasi riconoscimento assegnato dallo Stato italiano nei confronti del maresciallo. L’obiettivo del testo è far sì che la giunta regionale si adoperi nei confronti del governo per modificare la legge che disciplina la concessione delle onorificenze (legge 178/1951), al fine di revocare quelle “Al merito della Repubblica italiana” conferite al capo di Stato jugoslavo. Al momento, infatti, la legislazione vigente impedisce di intervenire sulle decorazioni date.

Roberti spiega che «anche se è inusuale che un assessore proponga e sia primo firmatario di una mozione, ho scelto questa via per dare all’azione di pressing sul governo una base condivisibile da tutte le forze politiche. La mozione, già depositata, è infatti aperta alla sottoscrizione di chiunque voglia contribuire a far in modo che quell’onorificenza ingiusta ed irrispettosa venga revocata». L’assessore aggiunge che «quest’azione non può e non deve essere vista come un ritorno al passato ma, anzi, come la volontà di volgere lo sguardo al futuro. Revocare le onorificenze a Tito consentirà di relegare al passato una storia che ha lacerato le nostre terre». Parlando con l’agenzia Ansa, Roberti ha definito «evidente il cortocircuito che c’è in questo momento in Italia: abbiamo una legge dello Stato che ha istituito la Giornata del Ricordo, il 10 febbraio, in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano-giuliano-dalmata e allo stesso tempo manteniamo la più alta onorificenza a chi quell’esodo e quelle vittime le ha create».

La vede diversamente lo storico italo-sloveno Joze Pirjevec, autore di numerosi saggi, uno dei quali dedicato proprio al leader jugoslavo: «Nella storia di Tito ci sono anche momenti oscuri, che hanno segnato la storia d’Italia, come le foibe, ma al di là di queste vicende, ovviamente molto ma molto dolorose, il significato di Tito negli anni successivi a livello internazionale va riconosciuto e anche valorizzato». Aggiunge ancora: «Tito rappresentava un uomo di pace, era interessante per l’Italia e anche per la difesa della stessa Italia. Lo dimostra anche il fatto che dopo il ’68 tra Jugoslavia e Italia si svolgono intensi colloqui militari per una difesa comune contro l’Unione sovietica», spiega Pirjevec. Quando venne a Roma negli anni ’70, tra l’altro, fu ricevuto anche dal Papa Paolo VI «e venne accolto in modo estremamente significativo con grande simpatia. Il Pontefice lo intrattenne per ben due ore e durante il discorso di saluto lo definì un uomo che unisce popoli e continenti. Un complimento che pochi politici hanno avuto da parte di un papa», ha ricordato lo storico. Il quale ha segnalato anche le «tantissime, un centinaio, onorificenze avute da Tito nella sua vita, quella di grandissimo prestigio dell’Ordine del bagno della Regina Elisabetta, quella danese dell’Elefante che è molto esclusiva, una avuta anche dall’imperatore del Giappone, a testimonianza del ruolo internazionale che Tito svolgeva, in cui era leader dei paesi non allineati, combattente contro la politica dei blocchi, contro la guerra in Vietnam, contro l’intervento sovietico in Cecoslovacchia, e i suoi rapporti con Mosca erano molto tesi». –
 

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