Movida già sotto accusa: a Trieste locali multati, insulti e assembramenti

Il primo venerdì sera dopo la riapertura in città è all’insegna dell’indisciplina. Sanzioni a quattro esercenti, non intervenuti per evitare eccessivi affollamenti
Foto di Massimo Silvano
Foto di Massimo Silvano

TRIESTE Non è iniziata con il piede giusto la movida triestina nel primo venerdì della fase 2. Il Covid? Un lontano ricordo. Le autorità chiedevano responsabilità, ma così non è stato. Lo testimoniano le quattro sanzioni ad altrettanti locali che non hanno rispettato le disposizioni anti-Covid, elevate da Polizia e Polizia locale, intervenute in particolare nell’area di via Torino e nelle piazze Barbacan e Venezia, con una massiccia presenza di pattuglie, come previsto dal questore Giuseppe Petronzi. Impegnati anche i Carabinieri.

In barba ai controlli, con il calare della notte, in alcune zone del centro si sono formati assembramenti di persone, come se l’emergenza coronavirus e il lockdown non avessero lasciato alcuna traccia nella memoria. Eppure la serata di venerdì, almeno inizialmente, era apparsa abbastanza tranquilla. I locali di via Torino, la principale arteria della movida, avevano mostrato buon senso e rispettato appieno le regole. Gli avventori erano solo seduti, con postazioni delimitate in alcuni casi da corde.

Il prefetto Valenti avverte: «Troppa gente in centro. Ora altri provvedimenti»


Proprio per eludere assembramenti ed evitare quindi che la situazione precipitasse, a un certo punto c’è stato uno stop alla possibilità di acquistare gli alcolici per asporto. Un’azione prevista dal decreto-legge sulle disposizioni anti-Covid, secondo il quale, quando una situazione non assicura adeguati livelli di protezione, è prevista la sospensione delle attività fino al ripristino delle condizioni di normalità. Questo, appunto, se si verifica il mancato rispetto dei contenuti dei protocolli e delle linee guida regionali o nazionali.

Anche piazza Barbacan, all’ora dell’aperitivo, si mostrava ordinata. Poca gente in piedi. I clienti, desiderosi di tornare al cin cin pre-Covid, discutevano amabilmente sotto i raggi dell’ultimo sole di giornata.

Gli animi si sono iniziati a scaldare attorno alle 21. Prime avvisaglie di assembramenti si sono viste in alcuni locali in Cavana. La loro sfortuna è peraltro quella di avere poco spazio all’aperto per poter ospitare un dehor esteso. Anche se le persone possono stare in piedi senza costituire gruppi ravvicinati, facile è comunque la possibilità di creare degli assembramenti, che però lo stesso titolare è chiamato a gestire, se si verificano all’esterno del proprio esercizio pubblico. Ed è lo stesso proprietario che deve sapere se ai tavoli siedono in gruppo persone legate da vincolo di parentela oppure solo degli amici, in modo da regolare i distanziamenti.

Una richiesta che ha fatto storcere il naso ai titolari: come possiamo servire i clienti e monitorare anche queste situazioni?

Un flusso consistente di persone, soprattutto giovani, si è poi riversato verso le 23 nel centro, in particolare nelle zone di via di Crosada, piazza Barbacan e via Torino. Qui nella maggior parte dei locali è stato possibile gestire i dehors in sicurezza. La rigidità iniziale è stata, però, un po’ ammorbidita. Tanti i clienti seduti o in piedi che non avevano nemmeno la mascherina addosso. Stessa cosa per alcuni gestori che, senza mascherina, erano intenti a tagliare prosciutto, versare vino o incassare.

Con il passare delle ore al centralino della Questura sono giunte oltre cento telefonate provenienti da varie zone della città, sia per segnalare assembramenti, sia per altre richieste di intervento. Gli uomini di Polizia di Stato, Polizia locale e Carabinieri sono dovuti intervenire per bloccare comportamenti indisciplinati degli avventori, alcuni dei quali hanno manifestato particolare insofferenza e non poca intolleranza per i controlli secondo quanto sottolineato ieri in una nota dalla Questura.

Trattandosi della prima serata e tenendo conto dell’astinenza da movida accumulata in queste settimane gli agenti hanno comunque mantenuto un certo margine di tolleranza: i controlli sono consistiti essenzialmente in un richiamo al rispetto delle regole, almeno come approccio iniziale. In seguito però, visti i comportamenti poco “virtuosi” e le reazioni scomposte, ecco arrivare anche le prime sanzioni da 400 euro l’una (l’importo minimo, che può essere decurtato del 30% se pagato entro 30 giorni) per il mancato rispetto dei protocolli previsti dal Dpcm.

Comportamenti che, se reiterati nel tempo, possono portare il prefetto, in situazioni di gravità, a chiudere il locale per un periodo che va da 5 a 30 giorni. I quattro bar sanzionati sono nelle vie Cadorna, Torino e Cavana: gli esercenti non sarebbero intervenuti tempestivamente per evitare che si formassero assembramenti. In corso le procedure per valutare eventuali provvedimenti più rigorosi. Si tratta di locali che ultimamente erano già stati invitati a prestare maggiore attenzione da parte della Fipe.

Non sono mancati alcuni insulti e atteggiamenti irosi da parte di avventori nei confronti delle forze dell’ordine. La Federazione italiana dei pubblici esercizi ha monitorato la serata: alcuni soci, ora dopo ora, hanno segnalato le situazioni più gravi. L’associazione ha rilevato criticità non solo nell’area centrale della movida.

Non sono mancate anche conseguenze per alcuni giovani. Due ragazzi triestini sono stati sanzionati, perché non avevano con loro una mascherina o comunque una protezione in grado di coprire naso e bocca che, come noto, è obbligatoria quando si esce di casa. Un altro giovane, croato, è stato sanzionato per lo stesso motivo. Sempre venerdì sera una volante è intervenuta in via della Ginnastica, per una lite a bordo dell’autobus della linea 25. Gli agenti si sono trovati difronte un giovane ubriaco e con una vistosa ferita alla testa. Alla vista dei poliziotti ha tentato di aggredirli, danneggiando anche la volante. Si tratta di un 22enne triestino con precedenti per guida in stato di ebbrezza: è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata e danneggiamento.

È l’una quando le forze dell’ordine lasciano via Torino. «Liberi tutti» urlano dei ragazzini, fino a quando, pochi minuti dopo, delle volanti per un intervento su chiamata tornano in piazza Hortis. «Mettiti su la mascherina», urla un giovane a un amico. La responsabilità, insomma, non è un’abitudine per qualcuno, ma solo un obbligo da rispettare e poi trasgredire non appena le forze dell’ordine girano l’angolo. —


 

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