Movida fuori controllo a Trieste, dopo il coprifuoco alle 23 è resa dei conti tra gestori

Lo stop anticipato, imposto sabato sera a seguito degli eccessi registrati venerdì, è stato violato da alcuni esercenti. Oggi per loro convocazioni in questura. Prefetto deluso. La rabbia della Fipe 
Foto di Massimo Silvano
Foto di Massimo Silvano

TRIESTE Sabato sera Trieste ha vissuto la prova generale di quella che probabilmente, a breve, diventerà la regola: locali chiusi in anticipo. Una decisione che il governo nazionale si prepara ad applicare in tutta Italia, ma che a Trieste, appunto, è stato necessario anticipare dopo la notte di follia di venerdì, all’insegna di assembramenti fuori controllo, con persone senza mascherina, in particolare all’esterno di due bar del centro - l’Idrocity di via Malcanton e il Wolf di via Cadorna -. Le foto e i video dei balli sregolati in barba alle regole anti Covid hanno fatto il giro dei social, spingendo sabato mattina Prefettura e Regione a correre ai ripari, ordinando lo stop alle 23.

Il provvedimento, però, non è stato rispettato da tutti: alcuni gestori particolarmente indisciplinati hanno infatti continuato a servire cocktail e a trasmettere musica anche oltre l’orario del “coprifuoco” indicato nell’ordinanza. L’ennesima trasgressione alle regole che, stavolta, rischia di avere conseguenze pesanti. Quattro i gestori che oggi saranno chiamati in Questura, non avendo rispettato il limite orario.

«Al di là delle sanzioni, c’era la volontà di arginare il fenomeno e dare un segnale forte – spiega il prefetto di Trieste Valerio Valenti – ma purtroppo c’è ancora chi non rispetta le regole. Va ricordato comunque che l’orientamento del governo è quello di chiusure anticipate e tutti dovranno adeguarsi. In ogni caso, sono molto deluso per il comportamento di una fascia minoritaria di triestini, giovani soprattutto, e mi riferisco sia ai gestori sia ai clienti, che addirittura irridono le forze dell’ordine. Fa rabbia perché la maggioranza osserva le regole e invoca proprio un intervento più duro nei confronti dei trasgressori. Non si può continuare così, anche perché i contagi stanno aumentando ed è chiaro che il rischio è elevato».

Sul piede di guerra anche la Fipe, che chiede interventi decisi verso chi viola le disposizioni. «Il limite delle 23 di sabato scorso proprio non ci voleva, visto che era già stata una Barcolana difficile perché penalizzata dall'emergenza sanitaria. Chiederemo rigore – annuncia Bruno Vesnaver, presidente regionale – con chi negli ultimi mesi troppo spesso ha superato i limiti. Vorrei che chi ha provocato quel disastro immortalato nei video, spingendo poi le istituzioni a prendere certe decisioni, avanzasse all'intera categoria e, agli altri colleghi penalizzati, almeno le sue scuse. Invece, mi riferiscono, fanno pure i gradassi». Sulla stessa linea anche Federica Suban, presidente della Fipe di Trieste. «È indubbio che per la gestione incapace e in malafede di pochi esercenti ha pagato l’intera città. I nomi di questi “furbi” sono ormai noti. E questo fa rabbia, e ci impone un confronto con chi è preposto ai controlli affinché situazioni simili non accadano mai più. Le mele marce vanno isolate per il bene di tutta la categoria. Qualcuno lo scorso venerdì, con poca lungimiranza, ha deciso di sfidare le regole, ma a perdere è stata la città intera. Aspettiamo il nuovo Dpcm che probabilmente imporrà altre restrizioni. Allo stesso tempo, pretendiamo che i soliti “furbi” ora vengano guardati a vista: ne va della vita di tutte le imprese del settore. Per la categoria l’ordinanza è stata una doccia fredda, un provvedimento decisamente penalizzante per chi opera seriamente. Per i comportamenti scorretti di alcuni, hanno pagato tutti. È comprensibile che ci sia voglia di divertirsi. Ma serve buon senso». —
 

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