Mostra sulle leggi razziali, il Comune attacca il liceo. La preside: «Frasi gravi»

Duro comunicato dell’assessore alla Cultura: «Vicenda strumentalizzata». Replica la dirigente: «A me interessa il lavoro dei ragazzi: la mostra va fatta»

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TRIESTE «L’evidenza dei fatti mi conferma una posizione preconcetta, strumentale e manipolatoria della vicenda da parte della dirigente del Petrarca, Cesira Militello». Con queste parole l’assessore alla Cultura del Comune di Trieste Giorgio Rossi apre un lungo, e duro, comunicato inviato ieri. Comunicato con il quale l’assessore, dopo le polemiche di questi ultimi giorni sulla mostra – e sul manifesto – organizzata dai ragazzi del liceo Petrarca per ricordare le leggi razziali annunciate qui a Trieste 80 anni fa, va ad aggiungere un altro tassello allo scontro che si è scatenato in città tra l’amministrazione da una parte e il liceo dall’altra proprio a pochi giorni dalla ricorrenza di quel tragico 18 settembre 1938.

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Nella lunga lettera Rossi si rivolge direttamente alla dirigente, chiedendole «se ha mai ricevuto dal Comune una comunicazione istituzionale che neghi la possibilità di fare la mostra» o «una comunicazione che vietava il manifesto». Rossi ritorna poi sui concetti espressi anche dal sindaco, pubblicati sulle colonne di questo giornale due giorni fa, e sul perché quel manifesto non piaceva.

«Nell’ottica di co-organizzazione, in un mio incontro con la docente Sabrina Benussi, espressi la preoccupazione che determinati toni ed immagini, in questo preciso complesso momento storico, potessero essere utilizzati da estremisti per infiammare un nuovo scontro sul tema nella nostra città, che è stata straziata e sfregiata dalla promulgazione delle leggi razziali. La mia riflessione era dettata anche da esperienze pregresse su altre vicende che ebbi occasione di esternare alla professoressa. Condivisi questo pensiero chiedendo solo se meritava una riflessione da parte loro. Rimasi un po’ stupito per come la condivisione di un pensiero fosse diventata una “richiesta di modifica”».



E, infine, conclude: «L’unico atto ufficiale è la delibera di giunta che ha calendarizzato la mostra nella Sala Veruda dal 13 al 21 settembre. La sala è a loro totale disposizione. È del tutto strumentale che la dirigente richieda un nuovo assenso all’amministrazione che non ha mai negato nulla. Si muova invece ad inviare agli uffici una comunicazione formale in cui dichiara che la si vuole fare».

«La dirigente del Petrarca si muova? Ma cosa sono, sua nipote? Toni così non fanno bene alle relazioni tra istituzioni. Siamo al di là dei principi di correttezza che di solito vengono osservati», commenta seccata la dirigente Militello, chiamata in causa direttamente da Rossi. «Mi dispiace si sia arrivati a tanto e a questo comunicato, che trovo offensivo. Respingo tutte le accuse, che offendono me e la scuola. Quella che l’assessore Rossi ha inviato è una spiacevole comunicazione. A me interessa che venga preservato e mostrato il lavoro dei ragazzi», commenta al telefono la preside.

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E ora con questa mostra che si fa? «La mostra si svolgerà», assicura Militello. «Dovremo vedere in quale sede e in quali date perché dovrò concordare con il gruppo di lavoro la dinamica del nuovo assetto organizzativo, dal momento che i tempi di allestimento non sono brevi. Non è quindi che noi domani, alla luce di quanto dichiarato dall’assessore Rossi, andiamo e allestiamo: c’è un lavoro di preparazione che, da quando abbiamo rinunciato alla sala, non è stato svolto».

Per chiarire ulteriormente la posizione della scuola e per rispondere direttamente a Rossi, la preside ha voluto inviare a sua volta un altro comunicato, dove si spiega che «alla richiesta di co-organizzazione, inviata dal Petrarca il 25 maggio, non è mai pervenuta alcuna risposta; l’assenza di risposta non poteva e non doveva essere interpretata come una accettazione da parte del Comune, a maggior ragione perché era stato richiesto un contributo finanziario per sostenere i costi relativi alla pubblicità dell’evento. Alla comunicazione inviata dal Liceo il 3 settembre, che chiedeva di specificare le modifiche al manifesto, nessuna risposta è pervenuta dal Comune che affermasse che non c’era alcuna variazione da apportare». Quindi, come si risolve? «Se questa risposta arriva con la disponibilità da parte del Comune a sostenere i costi per la pubblicità dell’evento e di ospitare la mostra in una sala, allora si può anche pensare di ricucire i rapporti», continua al telefono la preside. «Vedremo come si muoverà. Certo è che le affermazioni di questi giorni sono di una gravità che non può essere ignorata. Mi auguro che l’assessore ci ripensi e magari esprima anche le sue scuse: a me, agli studenti e alla scuola». –


 

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