Mossa: capitali privati e più investimenti per far ripartire il Paese. Il Nordest saprà reagire
TRIESTE Gian Maria Mossa, amministratore delegato e direttore generale di Banca Generali, è convinto che «nei momenti di difficoltà l’Italia ha sempre avuto le risorse per risollevarsi». Qui ragiona su una fase delicatissima per la ripresa nel Paese. Come un dopoguerra.
Mossa, i contraccolpi sull’economia italiana della pandemia sono pesantissimi e si stima una riduzione del Pil non inferiore al 9% nel 2020. La ricchezza dei portafogli finanziari delle famiglie italiane, secondo una recente rielaborazione di Prometeia, rischi di ridursi del 2,7% entro l’anno. Su quali obiettivi puntare nella fase 2?
Come ha detto l’ex governatore della Bce Mario Draghi bisogna agire e pensare alla crescita del Paese senza preoccuparsi dell’aumento del debito pubblico che non è un problema solo italiano. La crisi sta generando una esplosione della domanda di liquidità da parte delle imprese alla quale bisogna dare una risposta. Serve uno sforzo straordinario. Positivo l’impegno profuso dal governo che ha messo sul piatto 400 miliardi di interventi e garanzie pubbliche necessari per la sopravvivenza delle imprese che si sono indebitate o hanno bisogno di capitale per investire. Ma non è solo un problema di accesso alla liquidità. Serve la capacità di fornire le risposte concrete alle imprese a livello di consulenza.
Il capitale privato può essere di aiuto?
Bisogna avvicinare il risparmio privato e gli investitori all’economia reale ad esempio con strumenti come le cartolarizzazioni di crediti delle imprese. Per questo mi preoccupano le ipotesi di nuove imposte su di esso che avrebbero un impatto molto negativo sulla fiducia dei risparmiatori nel Paese, appesantendo ulteriormente i consumi. Bisogna cercare invece di convogliare il capitale privato nel rilancio dell’economia e soprattutto delle piccole e medie imprese.
Avete da poco lanciato il primo strumento di risparmio anti-Covid. Può spiegare con quali obiettivi e come funziona?
É un’operazione, pensata per le imprese come alternativa al sistema bancario tradizionale, che attraverso la creazione di un veicolo societario mette a disposizione 100 milioni di euro per aiutare con piccoli prestiti, in media sui 50 mila euro, le aziende o le partite iva colpite dalla pandemia. Per far questo ci siamo rivolti a Credimi, la piattaforma fintech di prestiti online con cui siamo partner da tempo. Il prestito si ottiene inserendo sulla piattaforma i propri dati e se si soddisfano i requisiti in poco tempo si ottiene la garanzia dello Stato per il 90% prevista dal Fondo pubblico del Mediocredito centrale. A quel punto un altro rischio residuo del 10% viene assunto dal gruppo Generali che ha sottoscritto una tranche junior del debito destinando a questo intervento 10 milioni del suo fondo straordinario per l’emergenza. La protezione è quindi totale. Le risorse da prestare alle imprese provengono dai sottoscrittori della cartolarizzazione che sono investitori privati professionali.
Così facendo mettete a disposizione risorse e liquidità per micro-aziende e esercizi commerciali. Molte di queste sono gestite da giovani in grave difficoltà. Come aiutarli?
Bisogna dare speranza ai giovani che hanno già sperimentato le conseguenze della crisi. Ricordo che il Covid si è abbattuto su un mercato del lavoro con una disoccupazione giovanile del 30% che oggi rischia di arrivare al 50%. I sussidi non bastano ma serve più flessibilità sul mercato del lavoro. Con i finanziamenti a fondo perduto e gli incentivi fiscali le imprese devono essere in grado di assumere più giovani. In generale bisogna dare fiducia al sistema imprenditoriale che da sempre ha fatto la differenza nel nostro Paese.
Come vede la Fase-2? La ripartenza corre sul filo di una possibile ricaduta nella pandemia..
Nei momenti di difficoltà l’Italia ha sempre avuto le risorse per risollevarsi. Sarà importante il modo in cui il governo doserà la comunicazione nelle prossime settimane per mantenere la disciplina nell’osservare le regole di prevenzione ma allo stesso tempo ripartire veramente. Fino ad oggi ci siamo comportati bene. Certo, il rischio che la situazione sfugga di mano, con le inevitabili tensioni sociali dovute a un acuirsi del disagio e della povertà, esiste. Dobbiamo essere ottimisti e avere fiducia. Ma una cosa è certa, non si può restare fermi.
Magari anche nell’Europa..
L’Europa è un’economia integrata e ha bisogno dell’Italia come l’Italia ha bisogno dell’Europa. Oggi è fondamentale privilegiare le conseguenze socio-economiche della pandemia rispetto alle problematiche legate al debito. Un ruolo primario lo avrà la Banca centrale europea che durante l’era Draghi spesso si è assunta un ruolo guida che avrebbero dovuto avere i governi.
Il Nordest e il Friuli Venezia Giulia riusciranno a ripartire?
Il tessuto imprenditoriale del Nordest ha reagito tempestivamente e meglio di altri alla crisi e non c’è stato un calo significativo della raccolta. Qui la capacità di fare impresa è fondamentale. Vedo una grande voglia di rinascita dopo un’emergenza che ha messo in ginocchio famiglie e sistema produttivo. Il risparmio degli italiani è una colonna portante del Paese ma ora la priorità è anche quella di fare ripartire i consumi e tornare ad avere fiducia.
Banca Generali ha presentato a Londra il piano al 2021 con un obiettivo di raccolta totale nel triennio di almeno 14,5 miliardi. Confermate questi obiettivi?
Anche nei momenti di grande volatilità e incertezza abbiamo sempre reagito meglio del mercato. Confermiamo la nostra strategia di sviluppo. In marzo abbiamo registrato una raccolta di oltre 500milioni, portando la raccolta nel trimestre a 1,5 miliardi ed anche aprile è andata bene. Ciò dimostra come nonostante le difficoltà siamo pienamente in linea con gli obiettivi. E anche a livello di conto economico i primi tre mesi dell'anno sono stati buoni. Continuiamo ad attirare nuova clientela, soprattutto imprenditori e nella fascia "private". Sono ottimista su una reazione del nostro Paese. —
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