Mossa, accusati di assenteismo, assolti due operai comunali
Silvio Lorenzutti e Ivan Pisk dovevano rispondere di peculato e truffa per presunti e ripetuti allontanamenti dal posto di lavoro. Ma la sentenza ha completamente ribaltato le contestazioni
Bumbaca Gorizia 30-07-2012 Mossa, telecamere Municipio - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Assolti per non aver commesso il fatto. Dopo tre anni di tormenti torna il sereno per gli operai del Comune di Mossa, Silvio Lorenzutti e Ivan Pisk, accusati di truffa e peculato. Così ha deciso l’organo collegiale del Tribunale di Gorizia (presidente Comez, Coppari e Rozze). Bollati come “assenteisti” dopo un’indagine condotta dalla guardia di finanza. Il pm Ilaria Tozzi aveva chiesto la condanna a nove mesi di reclusione e al pagamento di 800 euro di multa ciascuno. L’avvocato difensore Alessandro Franco ha invece smontato il castello di accuse ottenendo per i suoi assistiti la piena assoluzione.
La guardia di finanza, nell'arco di circa due mesi di appostamenti e pedinamenti aveva accertato oltre quaranta episodi di indebito allontanamento dal luogo di lavoro per motivi di natura ovviamente privata e personale tramite l'utilizzo dei veicoli in dotazione al Comune: dalle lunghe soste al bar al trasporto di materiali non pertinenti le proprie mansioni lavorative, dallo shopping giornaliero nei vari negozi del circondario ai rientri a casa anzitempo, dai lavori privati di piccolo giardinaggio sino addirittura a tranquille "passeggiate" mattutine sulle piste ciclabili del Preval.
L’avvocato Franco nella sua articolata arringa ha evidenziato «le carenze dell’indagine della finanza che ha costruito un procedimento molto complesso disarticolando fatti e informazioni». Un esempio: uno degli operai era accusato di aver tagliato la siepe di casa sua durante l’orario di lavoro. È emerso invece che la macchina tagliaspiepe del Comune di Mossa non funzionava. La riparazione, viste le scarse disponibilità dell’amministrazione, è stata affidata in amicizia a un meccanico del luogo. Il quale, una volta riparata la tagliasiepe l’ha riconsegnata all’operaio comunale. La consegna è avvenuta nell’abitazione di quest’ultimo ed effettivamente è stata potata una parte di siepe. Ma si è trattato di un collaudo, ha spiegato l’avvocato.
È inoltre emerso che il danno erariale provocato dai due operai qualora fossero stati condannati era a dir poco irrisorio. Le ore si presunta assenza dal lavoro erano meno della metà delle ore di lavoro accumulate dai due e non retribuite. Il processo, al di là dei risvolti penali, ha fatto emergere una situazione di particolare tensione del Comune di Mossa all’epoca dei fatti contestati, primavera 2014. L’ex segretario comunale Riccardo Masoni ha descritto l’ambiente comunale di Mossa come «molto chiuso. Il sindaco era la chioccia ed io ero visto come un corpo estraneo. Non mi rendevano conto di quanto succedeva». All’epoca dei fatti il sindaco Elisabetta Feresin si era così espressa: «Il loro comportamento non può trovare giustificazioni. Se a livello processuale verranno confermate le tesi dell’accusa, quello dei due dipendenti è stato un palese tradimento dell’istituzione Comune, degli amministratori comunali e della comunità stessa di Mossa che aveva riposto massima fiducia nei loro confronti».
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