Moschea, don Malnati frena e invita alla prudenza
«Per Trieste non sarebbe certo una novità, certo che in tempi come questi bisogna avere pazienza e prudenza». Don Ettore Malnati è da decenni un attivo tessitore di dialogo interreligioso fra la tante fedi che abitano la città. Con l’associazione Studium fidei promuove da tempo la necessità di un confronto fra le grandi religioni monoteiste ma non solo. La possibilità di un luogo di culto in cui i musulmani possano pregare lo trova favorevole, anche se la nostra contemporaneità impone, dice, di procedere un passo per volta: «Trieste vive da sempre in condizioni di incrocio tra le fedi - dice -. Questa città ha vissuto tensioni etniche ma mai quelle interreligiose, è una delle sue peculiarità».
Prima del 1918 esistevano già dei luoghi di preghiera islamici: «Ai tempi dell'Austria-Ungheria c’era una moschea in via San Francesco per i soldati bosniaci di religione islamica che militavano nell’esercito asburgico - ricorda -. Qui c’era l'unico cimitero ottomano, nato su un terreno donato dalla comunità greca». Ciononostante oggi s'impone «pazienza»: «I membri della comunità islamica devono essere pazienti perché ai nostri giorni bisogna tutelarsi nei confronti della minaccia dell'integralismo, che punta ad infiltrarsi anche tra loro». Tra le ragioni di preoccupazione Malnati cita ad esempio «al fenomeno preoccupante della gente europea che si arruola nelle fila dell'Isis». Secondo il sacerdote triestino «è quindi d’obbligo la prudenza, che serve a tutelare anche i musulmani: un luogo di culto non è facile da controllare, e bisogna evitare che ci sia spazio per reclutamenti di integralisti, il che andrebbe a danno della stessa comunità».
C'è poi l'aspetto del diritto: «La legge sancisce che in questo paese c'è la libertà religiosa e da questo punto di vista non c'è alcun tipo di problema: è un diritto poter pregare. Ecco perché più che di una moschea in senso stretto parlerei di un luogo di culto». Tra i precedenti storici di dialogo fra cristiani e musulmani a Trieste Malnati ricorda anche un episodio di cui fu testimone qualche decennio fa e che coinvolge due protagonisti della storia triestina recente: «Quando il fisico pakistano e premio Nobel Abdus Salam era a Trieste - ricorda -, era solito venire due o tre volte l'anno a far visita a monsignor Santin, per parlare con lui di temi di carattere culturale e religioso». (g.tom.)
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