Morto nel pozzo, nel parco a Gorizia tre educatori ma soltanto due sono indagati

GORIZIA Sono quattordici, dunque, le persone iscritte nel registro delle notizie di reato per la morte di Stefano Borghes, 13 anni, precipitato nel pozzo del parco di villa Coronini Cronberg nel corso di una gara di orienteering organizzata dal centro estivo del coordinamento delle parrocchie di Gorizia. Si tratta, come risaputo, dell’intero curatorio della Fondazione Coronini Cronberg, allargato agli ex componenti rappresentanti di Regione e Soprintendenza ai Beni culturali e architettonici e i due educatori del centro estivo parrocchiale “Estate tutti insieme”.
Ma spunta un piccolo giallo. O presunto tale. Perché durante la deposizione del compagno di squadra del tredicenne, questi avrebbe parlato di tre educatori presenti in quei momenti, mentre soltanto due risultano essere indagati. Una circostanza che viene confermata anche dall’avvocato Dario Obizzi: difende Bruno Pascoli che fa parte dei cosiddetti “componenti cooptati supplenti” del curatorio.
Il legale non fa commenti su questa circostanza ma ricorda che, durante l’incidente probatorio, si è parlato effettivamente della presenza di tre e non soltanto di due educatori. Perché, dunque, due iscritti nel registro delle notizie di reato quando, a quanto pare, erano tre i “controllori” presenti in quei frangenti?
Nel frattempo, c’è grande attesa per la perizia sul pozzo. Non è stata ancora decisa la data in cui essa si svolgerà e nemmeno le modalità. «Il Pm deve decidere se utilizzare una forma che garantisca il contraddittorio fra le parti, dando la possibilità anche di accertamenti tecnici di parte o se procedere con un’altra modalità - spiega l’avvocato Dario Obizzi - senza alcun tipo di contradditorio. Nel primo caso, noi avvocati saremo ovviamente informati della data di svolgimento. Nel secondo caso, no».
È chiaro che si tratta di un approfondimento che potrà fornire elementi chiave per le indagini. Ci si concentrerà sul pannello d’acciaio circolare che si trovava all’imboccatura del manufatto e sui suoi agganci. Fino a questo momento di certo c’è solo che secondo quanto raccontato dal compagno di squadra di Stefano, la copertura all’inizio era stabile e ha retto il peso del ragazzo. Soltanto dopo diversi secondi ha ceduto, facendo precipitare nel vuoto il giovane. Riguardo all’ipotesi della friabilità della pietra, emergono pareri contrastanti. C’è chi assicura che è compatta e resistente; ma c’è anche chi conferma che il blocco sagomato grigio appoggiato a terra accanto al pozzo del parco sia proprio un segmento del manufatto. Non è però chiaro se questo frammento si sia staccato durante le operazioni di soccorso o se sia stato semplicemente rimosso dai vigili del fuoco per agevolare il loro intervento.
Il decesso di Stefano era avvenuto nel corso di una gara di orienteering organizzata nell’ambito del centro estivo promosso dal coordinamento delle parrocchie di Gorizia ed era emerso che i partecipanti erano stati divisi in 4 gruppi: 3 da due persone e 1 da tre. In totale c’erano quindi 9 minori, ad accompagnarli quattro animatori maggiorenni. Il rapporto dunque era di poco superiore a un adulto per due ragazzi (1 ogni 2,25 per l’esattezza) e comunque di un animatore per gruppo. Spetterà alla magistratura stabilire se i numeri erano congrui. —
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