Morto Molinari, voce Rai e anima della Barcolana

A lungo caporedattore della sede Fvg della tv di Stato, fine scrittore, per decenni fece crescere la regata velica. Nato a Orsera nel 1937, lo ha stroncato un tumore

Un dispiacere grande e profondo per Trieste dire addio a Fulvio Molinari, giornalista, per 13 anni caporedattore della sede Rai del Friuli Venezia Giulia, «grande padre» per ben 36 anni della Barcolana, ma anche fine scrittore, scomparso all’età di 74 anni per un tumore al fegato.

Il mare era la seconda natura di Molinari, che ad appena 8 anni con la famiglia e a bordo di una barca dovette lasciare l’Istria, dov’era nato a Orsera nel 1937, per l’amarezza dell’esodo e del rifugio a Trieste in un campo profughi. Molta tenacia, lavori d’ogni genere (fattorino, lavavetri, facchino) per pagarsi in gioventù gli studi universitari. Poi l’ingresso al «Piccolo», e il passaggio alla Rai dove i tempi della storia gli destinarono un ruolo importante di testimone come inviato nelle guerre nei Balcani, ma anche un dramma portato dai Balcani praticamente in casa. A Mostar, nel 1994, inviati proprio da lui a raccontare le fratricide battaglie, morirono il giornalista Marco Luchetta e gli operatori Ota e D’Angelo. Erano impegnati a filmare dei bambini. A loro fu intestata la Fondazione che dà asilo proprio ai bambini vittime di guerre, e Molinari dal 2004 fu segretario del premio giornalistico altrettanto dedicato alla memoria dei tre colleghi.

Dovette dare la notizia personalmente, con un’angoscia sul limite tra la dolorosa rabbia e l’amara consapevolezza di aver firmato l’ordine di servizio. Con la stessa voce bassa, “pathos” un’altra volta trattenuto, diede il via a una Barcolana da brivido: mare in tremenda tempesta. Decisioni difficili. Come quella dell’anno scorso. Disse addio alla regata d’Autunno ormai celebre,era malato: «Mi auguro - disse - che non prevalga l’idea di chi pensa di poter vendere la Barcolana ai privati, la Barcolana è patrimonio di tutta la città».

Aveva lasciato la Rai nel 1995, si era dedicato allora più intensamente alla megaregata di cui fu presidente dal 1996 al 2001, assumendo poi la responsabilità della comunicazione. Ma nei suoi interessi, personali e professionali, c’era stato anche lo sport: collaborò con popolari trasmissioni, “Novantesimo minuto”, la “Domenica sportiva” e “Dribbling”. Come inviato per radio e tv era stato Jugoslavia, Germania, Austria e Romania. Aveva collaborato a «speciali» del Tg1, condotto inchieste sulla Risiera di San Sabba, vinto nel ’78 un «Risit d’aur» (Premio Nonino con Mario Soldati in giuria) per un servizio sul terremoto in Friuli.

E poi c’è anche il Molinari scrittore: «La cagnassa, storie istriane di mare» (Italo Svevo, 1981), «Jugoslavia dentro la guerra» (Editrice goriziana, 1991), «Istria contesa: la guerra, le foibe, l’esodo» (Mursia, 1996). Il primo libro? Scritto mentre a Belgrado tutti davano per imminente la morte di Tito, che mai veniva annunciata. Nell’attesa, ricordi istriani. La sua voce torna anche in musica, in una canzone di Zucchero, «Madre dolcissima» (1989) mentre ancora racconta i drammi del mondo. (g. z.)

Fulvio Molinari lascia due figli, e due nipoti. La moglie (con cui aveva tra l’altro intrapreso anche felici scorribande subacquee) è mancata alcuni anni fa. I funerali sono fissati per giovedì alle 9.15 alla cappella del cimitero di Sant’Anna, preceduti dall’esposizione della salma dalle 8 del mattino. Nella cappella si terrà una breve cerimonia. Il sindaco Roberto Dipiazza traccerà un ricordo biografico e personale di Molinari, verrà letto un brano del suo ultimo libro, infine il celebrante leggerà un salmo e benedirà la bara prima della sepoltura. La famiglia ha espresso il desiderio che l’eventuale omaggio di fiori sia sostituito se possibile con donazioni alla Fondazione Luchetta, Ota, D’Angelo, Hrovatin.

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