Morto Lucatelli, commodoro dell’Adriaco

Lutto allo yacht club: ingegnere meccanico navale, ha coltivato fino all’ultimo la passione per il mare

Si è spento sabato scorso Carmelo Lucatelli, commodoro dello Yacht Club Adriaco appena nominato - lo scorso aprile - dopo la scomparsa di Gabrio de Szombathely. Oggi, a seguito delle esequie nella chiesa di Sant’Antonio Vecchio, si terrà una commemorazione anche all’Adriaco per ricordare Carmelo «come socio, eccellente professionista, ma soprattutto come uomo dalle grandi passioni e dall’ironia sottile», si legge in una nota dell’Adriaco.

Lucatelli, classe 1926, ingegnere meccanico navale laureatosi a Genova, eredita la passione per le barche dal padre Giuseppe, storico atleta del sodalizio, molto legato alle radici piranesi di una parte della famiglia. Comincia a lavorare all’Arsenale per poi passare a collaborare con il suocero Nicolò Martinoli alla società di navigazione “Lussino”. Conclusa quest’esperienza, si dedica alla consulenza per i registri assicurativi navali; viene chiamato a periziare incidenti importanti, primo fra tutti quello della nave jugoslava Cavtat che con un carico altamente tossico venne speronata e affondata nel 1975 al largo di Otranto.

Accanto all’attività di perito, svolta fino agli 80 anni compiuti, Lucatelli ha sempre coltivato l’amore per il mare e in particolare per la sua Incoronata, scafo in legno del 1960 dal cantiere Apollonio e utilizzata ancora di recente per regate e crociere.

Nonostante il mare sia stato sempre il suo elemento prediletto, per Carmelo Lucatelli la natura non è stata solo sinonimo di coste dalmate e adriatiche che conosceva a menadito: ha voluto dire anche Carso e Val Rosandra, e le gare di sci con gli amici del Cai. «Il suo essere lupo di mare, sempre attento ai cambiamenti meteorologici ma pronto alla battuta - dicono dall’Adriaco - lo avrebbe portato a commentare la giornata di sole successiva alla sua morte con una delle sue battute: “Che bella giornata, pecà per quei che xé morti ieri”».

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