Morto in cella a Trieste, altro dolore per la famiglia: «Già sepolto al cimitero a nostra insaputa»
TRIESTE Tomba 1.660, campo 32. Davanti a un cumulo di terra una targhetta in acciaio testimonia che lì è stato sepolto Nicola Buro, il 38enne di San Giacomo morto nel carcere del Coroneo lo scorso 10 luglio. La benedizione sul corpo del ragazzo e la sepoltura sono avvenute il 13 agosto. «Ma nessuno ci ha avvertiti», denuncia la famiglia: «Abbiamo scoperto pochi giorni fa che il funerale era già stato celebrato, nessuno ha avuto la sensibilità di avvisarci, l’hanno trattato come un soprammobile. Eravamo convinti che, in assenza dell’esito dell’autopsia disposta dalla magistratura su Nicola, non fosse stato già dato il nullaosta alla sepoltura, e per questo non ci eravamo ancora rivolti a un’impresa di onoranze funebri». La famiglia – Buro aveva anche un figlio minore – ha scoperto dunque per caso che la tumulazione era già avvenuta. Come? Quando? «Rivolgendoci all’impresa Sant’Anna di via dell’Istria per chiedere informazioni sui documenti da presentare per ottenere dal Comune un aiuto per sostenere le spese del funerale», spiega la sorella Maria Domenica.
«Quando abbiamo fornito le sue generalità – precisa – l’impiegata, sorpresa, ci ha rivelato che era stato sepolto il 13 agosto». Incredula, la sorella di Buro allora ha vacato la porta del camposanto, dando all’ingresso i riferimenti fornitile dall’impresa.
«Mi hanno spiegato dove era il campo 32 – aggiunge – e ho passato in rassegna le diverse tombe, poi mi si è fermato il respiro nel vedere quei cumuli di terra, e quella targhetta con su scritto “Nicola Buro, 21 settembre 1082 – 10 luglio 2020”: il corpo di mio fratello era lì. Ho pianto, ho portato un fiore, non è giusto che pur sapendo ci fosse una famiglia, una povera madre, una sorella e un figlioletto, nessuno abbia avuto la delicatezza di alzare il telefono per dirci che quel 13 agosto potevamo salutare Nicola. L’abbiamo visto entrare in carcere e ce lo ritroviamo morto sotto un cumulo di terra».
Le spese del funerale sono state sostenute dal Comune. Ad eseguirlo è stata la Toft - Trieste Onoranze Funebri e Trasporti che, interpellata, ha precisato che «in data 6 agosto abbiamo ricevuto dal Comune di Trieste la richiesta di “procedere celermente senza ulteriori ricerche anagrafiche (vista l’emergenza Covid-19, in ottemperanza all’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri numero 655, articolo 4, comma 2, di data 25 marzo 2020, e ai sensi del contratto dello svolgimento dei servizi funebri essenziali nei casi di indigenza, stato di bisogno della famiglia o in mancanza di richiesta del servizio funebre da parte dei familiari) alla programmazione e allo svolgimento delle esequie con sepoltura per il Signor Buro Nicola, deceduto in data 10 luglio 2020”. Ottemperando a quanto previsto dal contratto i funerali si sono svolti giovedì 13 agosto».
Il Comune, in media, si accolla le spese di 100-120 funerali all’anno. La procedura si attiva in due casi: qualora una salma finisca all’obitorio e dopo 15 giorni nessun parente si faccia avanti per gestire la tumulazione, o quando i parenti del morto si presentano all’impresa funebre dichiarando di trovarsi in una condizione di bisogno. Quello che aveva deciso comunque di fare la famiglia di Nicola. «Non ci siamo fatti avanti prima perché convinti di dover attendere l’esito dell’autopsia», ribadisce la sorella. «Sapevano che c’era una famiglia, mia madre aveva rilasciato persino un’intervista al Piccolo chiedendo chiarezza per la morte di mio fratello. Oltre al dolore per la sua morte ora dobbiamo sopportare anche questo». La famiglia ha dato mandato all’avvocato Leonardo Brizzi di fare chiarezza sulla questione.—
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