Morto il motociclista caduto in superstrada
La vittima è Renato Lucchesi, 46 anni, operaio dell’Italcementi. Un testimone: colpa della velocità
È durata poco meno di sei ore l’agonia di Renato Lucchesi, il motociclista di 46 anni coinvolto mercoledì sera in un grave incidente avvenuto sul raccordo autostradale, all’altezza dell’uscita per Padriciano. A nulla sono valsi gli sforzi dei sanitari del 118, prima, e del personale del reparto di terapia intensiva di Cattinara, dopo: le lesioni riportate a seguito della caduta dalla potente Yamaha si sono rivelate fatali. L’uomo, un operaio specializzato da tempo in servizio all’Italcementi, è spirato all’ospedale attorno alle 2.15 di ieri mattina.
A provocare l’incidente, secondo gli accertamenti della Polstrada, sarebbe stata l’alta velocità. Gli agenti hanno infatti raccolto la testimonianza di un automobilista che ha riferito di aver visto sfrecciare vicino a sè la moto di Lucchesi. Questo aiuterebbe a spiegare perchè, dopo essersi spostato sulla corsia di sorpasso per assecondare il restringimento di carreggiata legato alla presenza di un cantiere, non è riuscito a rallentare al momento di rientrare sulla destra e ad evitare l’impatto con l’auto che lo precedeva. Il contatto tra i due veicoli è stato lieve - l’auto ha riportato solo pochi danni sulla parte posteriore -, ma si è rivelato sufficiente a far cadere Lucchesi dalla sella e a sbatterlo violentemente contro l’asfalto.
La notizia della sua morte si è diffusa rapidamente tra i colleghi dell’Italcementi. Per una triste coincidenza, uno dei medici intervenuti sul posto per tentare di salvare il 46enne, partecipa anche al corso di primo soccorso organizzato dai vertici aziendali all’interno dello stabilimento di via Caboto. È stato lui, quindi, ad avvertire i lavoratori. «Appena saputo dell’incidente, in fabbrica è calato un clima di grande tristezza - spiega Renato Sanapo, rappresentante delle Rsu e responsabile per la sicurezza dei lavoratori -. Tutti i dipendenti sono molto dispiaciuti. Del resto è difficile restare indifferenti di fronte alla morte di un collega. Quando se ne va una persona con cui vivi a contatto ogni giorno per otto ore al giorno la perdita la senti, eccome. È come se ti venisse a mancare uno di famiglia».
All’Italcementi Renato Lucchesi, iscritto alla Feneal Uil, era noto anche per il passato impegno sindacale. Tra il 1999 e il 2002 aveva fatto parte delle Rsu e si era battuto per la tutela degli operai e, soprattutto, per aumentare la sicurezza sul lavoro. «Era una persona attiva e dinamica con cui si riusciva a collaborare serenamente - continua Sanapo -. Io lo conoscevo bene proprio perchè, oltre all’attività lavorativa (Lucchesi era come operaio specializzato impiegato nel laboratorio chimico ndr), condividevamo anche l’impegno sindacale. Conoscevo anche la sua passione per le moto. Aveva sempre guidato con buon senso e responsabilità comunque. Renato era un uomo misurato e mai sopra le righe». «Non ero in confidenza con lui, ma lo vedevo sempre alle nostre assemblee - aggiunge Marco De Santi, segretario della Feneal Uil -. Anche dopo aver terminato il mandato nelle Rsu, infatti, continuava a partecipare attivamente al nostro lavoro. La notizia della sua morte mi lascia davvero senza parole».
Nel condominio di via Ponzanino dove Lucchesi viveva fino a qualche anno fa, prima della separazione dalla moglie, i vicini lo ricordano come una persona cordiale e affabile. «L’ho visto da queste parti per l’ultima volta un paio d’anni fa - racconta un vicino -. Era turbato per la fine del suo matrimonio e voleva tentare un ultimo riavvicinamento con l’ex compagna».
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