Morto dopo la rissa al Cpr, sequestrate dalla Procura tutte le cartelle cliniche

GRADISCA È stata fissata per domani a Gorizia l’autopsia sul corpo di Vakhtang Enukidze, il migrante georgiano recluso all’interno del Cpr di Gradisca morto sabato scorso all’ospedale San Giovanni di Dio per motivi ancora da accertare. La Procura isontina, che dopo il decesso ha aperto un fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoti, ha affidato l’incarico a Carlo Moreschi, medico legale di Udine noto per aver svolto in passato perizie per casi di grande peso come quelli di Eluana Englaro, Nadia Orlando e Davide Astori. «Eseguiremo l’autopsia già nella mattina di mercoledì - conferma Moreschi -. Saranno fatti anche gli esami tossicologici e istologici. Ci vorrà poi quindi circa una sessantina di giorni per avere gli esiti».
Nell’attesa dei risultati dell’autopsia proseguiranno le attività investigative, coordinate dal pm Paolo Ancora e affidate alla Squadra mobile. «Stiamo svolgendo le indagini nel modo più completo possibile con l’acquisizione di tutta la documentazione sanitaria disponibile - spiega il procuratore di Gorizia Massimo Lia - e di tutto quello che può contribuire a ricostruire la dinamica dei fatti, a partire dalle immagini delle telecamere». Come noto all’interno del Cpr infatti sono installate 200 telecamere. Pare però che non ce ne fossero di attive nella stanza in cui si trovava Enukidze.
Un ostacolo ulteriore alla ricerca della verità sul decesso del georgiano, che avrebbe fatto 38 anni a settembre, avvenuto sabato mattina in ospedale dov’era stato trasportato in ambulanza. Durante il tragitto a bordo del mezzo peraltro, specifica Lia, «l’uomo era già stato rianimato» e il suo cuore era ripartito. Un dettaglio confermato anche da fonti dell’Azienda sanitaria che ieri ha ricostruito la “cronistoria” della vicenda, specificando che, al momento dell’arrivo all’ospedale sabato, Enukidze era in «stato comatoso» e le sue condizioni erano «già seriamente compromesse».
Prima dell’accesso al Pronto soccorso di via Fatebenefratelli, come detto, l’uomo era andato in arresto cardiaco in asistolia. Tuttavia, viene precisato dall’Azienda, aveva poi reagito positivamente dopo che gli erano state somministrate tre dosi di adrenalina e il cuore era ripartito. Presentava segni di trauma cranico ma senza emorragia.
Poi, però, la situazione era nuovamente precipitata. Ricoverato in Rianimazione, era deceduto poco dopo. In quelle fasi delicate, gli era stato somministrato anche il Narcan che blocca l’azione dei peptidi oppioidi endogeni e dei farmaci morfino-simili. Questo farebbe intendere che il georgiano potesse essere tossicodipendente.
Fin qui la ricostruzione dei momenti che hanno preceduto la morte, nella giornata di sabato. Ma, si viene a sapere ora, al Pronto soccorso di Gorizia Vakhtang Enukidze era arrivato anche in un’altra occasione, nella giornata di martedì 14 per un atto di autolesionismo. Dimesso dall’astanteria, il georgiano era quindi rientrato al Cpr dove è rimasto coinvolto nella rissa con un altro ospite della struttura, interrotta poi dall’intervento delle forze dell’ordine. Un episodio violento culminato poi nel trasferimento del georgiano al carcere di Gorizia in via Barzellini. La rissa, infatti, gli è costata un arresto per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. In carcere era stato visitato e, sempre secondo le indicazioni fornite dall’Azienda sanitaria, «stava bene». Giovedì 16, poi, era stato celebrato il processo per direttissima e il migrante era stato riportato al Centro per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo per l’espulsione dal nostro Paese. Qui le indicazioni “sanitarie” si interrompono fino al sabato successivo, il 18 gennaio, quando, sempre a detta dell’Azienda, Vakhtang Enukidze sarebbe stato coinvolto in un’altra rissa, dopo la quale sarebbe stato portato in ospedale a Gorizia dove, poco dopo, sarebbe deceduto nel reparto di Rianimazione. Un particolare, quello della seconda rissa all’interno del Cpr, che la Questura di Gorizia però ha smentito categoricamente.
Le stesse fonti Asugi, infine, fanno sapere che non ci sono stati né errori medici né coinvolgimenti diretti di alcun tipo da parte del personale medico e infermieristico.
Come detto la Squadra mobile della Polizia di Stato, ieri mattina, ha chiesto tutta la documentazione sanitaria e sono state sequestrate le cartelle cliniche sia del Pronto soccorso sia del carcere con l’obiettivo di fare chiarezza e ricostruire in maniera il più possibile dettagliata i due accessi al Pronto soccorso di Gorizia. Gli investigatori stanno anche passando al setaccio le immagini delle telecamere e acquisendo informazioni dalle testimonianze interne alla struttura. —
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