Morto d’amianto Olivo, presidente dell’Ici
Un’altra vittima dell’amianto. L’ennesima della fibra killer. Ugo Olivo è rimasto alla guida della storica Ici coop di Ronchi dei Legionari fino all’ultimo. Non ha mai ceduto la presidenza e non ha neppure mai fatto pesare la sua malattia. Riservato e discreto come era, non ne parlava. Teneva tutto dentro di sé, tanto che anche nel suo giro di amici davvero in pochi erano a conoscenza del suo stato di salute, di come la malattia stava evolvendo. Ora il suo nome si aggiunge alla lunga lista dei morti d’amianto.
Prima di scommettere alla fine degli anni Settanta (insieme alla moglie Renza Margarit, a Enor Simeon, Valdimiro Ciani, Angelo Carabeni, Franco Visintin e Franco Bianchin) sulla Ici-Impianti civili e industriali, Ugo Olivo aveva lavorato nel cantiere navale all’Officina tubisti. È qui che ha respirato il veleno invisibile. E a nulla è servito andarsene per avviare una nuova impresa, un’attività che poi sarebbe cresciuta a tal punto da diventare uno dei fiori all’occhiello del tessuto produttivo regionale e un punto di riferimento tra le imprese di costruzione del Nord Italia. Nel 2009, in occasione del trentennale della Ici coop, lo stesso governatore del Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo aveva partecipato alla festa. In quell’occasione, prima di premiare i soci e le maestranze che hanno fatto la storia della società cooperativa, quasi a presagire quanto sarebbe accaduto da lì a pochi anni, Olivo aveva voluto porgere un tributo a Pino Ceschia: «Ucciso dall’amianto», aveva ricordato il presidente della Ici. In un passaggio del suo intervento veniva poi sottolineata la filosofia dell’azienda: «Rendere il lavoro più umano e partecipato, non compromettendo la salute dei lavoratori». Parole le sue che, oggi, suonano tristemente profetiche, un tesatamento. Se dunque è vero che per riservatezza non parlava della sua malattia in prima persona, è anche vero che non si era chiuso a guscio in un mondo suo, anzi: contro il fantasma dell’amianto combatteva comunque una battaglia pubblica. Dedito anima e corpo al lavoro, Ugo Olivo viveva a Pieris in via Del Treno e non aveva figli. L’ultima parola sulle cause del suo decesso spetterà alle analisi cliniche avviate per confermare la tesi dell’amianto. Il suo nome, come detto si aggiungerà alla lunga lista di vittime della fibra killer. Sul fronte legale, accanto al primo maxi-processo in corso al tribunale di Gorizia, a maggio se ne aggiungerà un secondo. Alla Procura della Repubblica continuano ad arrivare esposti per morti da amianto, e altre due indagini sfoceranno in processi. Per i lunghi tempi di incubazione della malattia, la previsione è che fino al 2020 ci saranno vittime da carcinoma della pleura.
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