Morto alla Cimolai, disposta l’autopsia
È stata disposta dalla Procura di Gorizia l’autopsia sul corpo di Ilnica Xetan, l’operaio albanese di 35 anni rimasto schiacciato da una struttura metallica di 4,4 tonnellate su uno dei piazzali esterni della Cimolai, in via Timavo 29. L’infortunio mortale si è verificato mercoledì attorno alle 10.30 quando l’uomo, dipendente di una ditta esterna - la Carber Service di Treviso - stava sbullonando il pezzo di una ponderosa copertura destinata agli Stati Uniti che risultava agganciato a un altro, sovrastante, tenuto sollevato da una gru. Xetan, sposato e padre di due figli di 4 e 7 anni, è stato stritolato proprio dalla struttura che stava sganciando, assieme ad altri colleghi, testimoni oculari della sciagura. Il 35enne è morto sul colpo.
La Procura di Gorizia ha subito aperto un fascicolo per omicidio colposo e proseguono gli accertamenti da parte degli organi inquirenti. L’esame autoptico sarà eseguito nei prossimi giorni dal medico legale di Udine Elisa Polonia. La data non è stata ancora fissata per problemi di carattere burocratico, come riferito ieri dal procuratore capo Massimo Lia. Per legge, infatti, l’atto deve essere notificato ai familiari congiunti della vittima, che attualmente risiedono in Albania. Va precisato anche che uno dei tre fratelli di Ilnica Xetan, l’unico in Italia, è immediatamente partito dalla Calabria alla volta di Monfalcone, una volta appresa la tragica notizia dai carabinieri di via Sant’Anna, cui sono affidate, assieme ai quattro tecnici dell’Uopsal, struttura operativa del Dipartimento di prevenzione e sicurezza diretto dal dottor Luigi Finotto, le indagini.
Oltre alla dinamica dell’infortunio, ancora da ricostruire, sotto la lente stanno passando le misure di sicurezza nell’area e le procedure in fase di assemblaggio e smontaggio delle pesanti strutture. Ma i tecnici dell’Azienda sanitaria dovranno anche verificare, come spiegato da Finotto, la «formazione ricevuta dall’operaio della ditta esterna, per accertare fosse completamente istruito sulle misure da adottare» in ogni operazione, come è prassi in questo tipo di mansioni. È anche su tali aspetti, sempre come sottolineato da Finotto, che si attendono ulteriori riscontri per capire se vi siano o meno eventuali responsabilità nella morte dell’operaio.
Al momento non si esclude nulla, dal guasto meccanico (e per questo anche la gru, oltre all’area interessata dall’incidente, è finita sotto sequestro da parte della competente autorità) all’errore umano. Il procuratore capo Lia, l’altro giorno, ha parlato di «uno sbullonamento non eseguito nei modi e tempi corretti».
Al di là della Procura nulla trapela. In questa fase, infatti, vige il segreto istruttorio. È probabile, comunque, che gli accertamenti richiedano molto tempo e si avvalgano anche di periti e consulenti. La Procura di Gorizia ha già riferito che per ora non risultano indagati.
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