Morto a Trieste l'imprenditore marittimo Maneschi

TRIESTE È scomparso all'età di 78 anni l'imprenditore marittimo Pierluigi Maneschi. La morte risalirebbe alla notte scorsa e sarebbe avvenuta a Palazzo Ralli, dove risiedeva quando era a Trieste.
Maneschi, nato nel 1940 a Villafranca Lunigiana (Toscana), era a capo di tre società che operano prevalentemente in ambito marittimo: la capogruppo TO Delta, che controlla assieme a Msc la Trieste Marine Terminal, che gestisce il molo VII nel Porto di Trieste, la Italia Marittima e la Greensisam.
Figura storica nel suo settore, riconosciuta in ambito internazionale, Maneschi svolgeva anche attività, meno note, di beneficenza e sponsorizzazione.
A Trieste, dove ha impegnato il suo gruppo in una operazione che ha anticipato i tempi della Via della seta, aveva portato una parte del suo mondo, fatto di relazioni basate sempre e comunque sulla fiducia e sull’affidabilità.
La sua gavetta - si legge in un comunicato stampa - era iniziata nelle notti sulle banchine in porto. Aveva anche compreso prima degli altri che la chiave di lettura, anche della professione degli agenti marittimi, sarebbe stata una diversificazione verso la logistica e i terminal portuali.
A Livorno aveva edificato mattone dopo mattone un piccolo impero dello shipping, quella che con orgoglio aveva definito una piccola multinazionale marittima italiana impegnata oggi nello shipping, nei terminal portuali, nella logistica, nei trasporti ferroviari, nell’impiantistica. Aveva giocato una parte determinante, e ai più sconosciuta, in due rivoluzioni epocali per la logistica e lo shipping del nostro Paese.
A Genova, quando la Fiat si era trovata, quasi per caso, a gestire il porto di Voltri attraverso Sinport, aveva trovato in Pierluigi Maneschi il partner in grado di trasformare quel il terrapieno a ponente del porto di Genova, nel più importante terminal container del Mediterraneo, guidandolo a conquistare una posizione di assoluta eccellenza operativa e tecnologica.
Ma anche in un altro caso, altrettanto poco noto, l’intuizione di Maneschi si era rivelata determinante. Quando la flotta pubblica italiana, quella che faceva capo alla Finmare, perdeva colpi e credibilità e Romano Prodi ne aveva deciso la privatizzazione, Maneschi aveva visto nel vecchio Lloyd Triestino, protagonista in anni antichi delle rotte per Asia e Australia, una eccezionale opportunità per tutelare un ruolo italiano sui mari, pur legandosi a un grande gruppo internazionale. Con lui al timone, ma anche nella funzione di garante che i cinesi di Taiwan gli riconoscevano ormai da anni, il Lloyd era stato acquisito da Evergreen e trasformato in Italia marittima.
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