Morto a tre ore dalla nascita ma per il Fisco è ancora vivo
Un bambino lo scorso 15 febbraio è morto a tre ore dalla nascita al “Burlo Garofolo”. Ma per il Fisco è vivo. Al punto tale che l’Agenzia delle entrate due settimane dopo recapita a casa dei due poveri genitori una lettera a nome del piccolo. Una beffa. Che non ha fatto altro che accrescere il dolore di un padre e una madre e sottolineare l’inefficienza del nostro sistema burocratico.
Ma andiamo per gradi nel raccontare questa storia dalla quale traspare la forza d’animo di una coppia e le deficienze dell’apparato fiscale. Lui ha 42, lei 33 anni, sono di origine triestina ma residenti in Alto Adige dal 1996. Lo scorso anno la donna rimane incinta ma i medici la avvertono: è una gravidanza a rischio. «A luglio 2012 – ricorda il padre - ci venne detto che il bambino che attendevamo soffriva di agenesia del corpo calloso, di dilatazione ventricolare e ipoplasia cerebrale severa». Insomma quel piccolo sarebbe andato in contro a gravi malformazioni. Quello che è era stato preventivato ai due genitori era uno stato vegetativo. Dopo il consulto in un centro di Innsbruck, la coppia chiede un parere anche al “Burlo”. «Lì abbiamo trovato una professionalità e un’umanità che ci ha convinto a farci seguire dallo staff di via dell’Istria», spiega il padre. «I primi di ottobre scadevano i termini per effettuare un’eventuale interruzione di gravidanza, – continua – in 48 ore abbiamo dovuto prendere una decisione definitiva». La coppia che ha già un bambino di tre anni, con forza e determinazione decide di affrontare ogni eventuale difficoltà e di mettere al mondo quel bimbo.
«Il Centro di aiuto alla Vita, poi un ginecologo e una neonatologa, oltre a metterci di fronte alle prospettive – ricorda il papà – ci hanno anche fatto capire che qualsiasi decisione avremmo preso ci sarebbero stati vicini. Io e mia moglie riteniamo di aver incontrato le persone giuste al momento giusto». Pronti ad affrontare all’Ospedale Burlo Garofolo questo difficile percorso pre e post–natale, i due genitori decidono di lasciare l’Alto Adige e di trasferirsi definitivamente a Trieste. Il 30 dicembre scorso prendono la residenza in città. «Il “Burlo” – spiega l’uomo - ha rispettato la nostra scelta e ci ha anche rassicurato sul fatto che anche dopo la nascita l’istituto ci avrebbe affiancato nella gestione del piccolino». «Nessun bimbo esce dalla nostra struttura – hanno detto alla coppia – senza che i suoi genitori siano in grado di accudirlo. Vi insegneremo tutto, vi staremo vicino». Spaventati ma forti della loro decisione la donna ha portato a termine la gravidanza. E all’alba del 15 febbraio scorso nasce il piccolo. Il tempo di prenderlo in braccio e il bambino non c’era più. Ha avuto solo la possibilità di farsi accarezzare e guardare dal suo papà e dalla sua mamma. Pochi minuti in Rianimazione ed è morto. «Era vita – assicura il padre – in quegli attimi, appena gli accarezzavamo la guancia, il battito del suo cuore aumentava». E con la massima serenità quel padre oggi assicura che «aver detto sì alla vita pur sapendo cosa ci aspettava – afferma – ci ha portato a diventare ottimisti, ci ha dato una grande gioia. Ci sentiamo felici comunque per quello che ci è stato donato». Una storia che fa indubbiamente riflettere, interrotta nel suo percorso da una lettera. Quella dell’Agenzia delle entrate. «Ricevendo quella busta indirizzata al bambino siamo rimasti allibiti – spiega il padre – e stupiti da una simile inefficienza». Nella lettera l’Agenzia comunica al bambino che il 1.o marzo alle 14.34 è stato creato il suo codice fiscale e allega la tessera sanitaria. «La preghiamo di recarsi all’Agenzia sanitaria di competenza per perfezionare l’iscrizione». Una beffa. «Il codice fiscale viene generato automaticamente – spiegano dalla direzione regionale dell’Agenzia delle entrate –: probabilmente in questo caso i certificati di nascita e di morte si sono accavallati». «Dal “Burlo”, appena un bambino nasce, - aggiungono – vengono inviati subito i dati all’Azienda sanitaria per l’immediata assegnazione anche del pediatra. Un bimbo che sopravvive anche per un’ora ha i suoi effetti giuridici». Secondo l’Agenzia, se fossero passati un paio di giorni tra la nascita del bimbo e la sua morte l’assegnazione dei dati fiscali sarebbe stata bloccata. «Purtroppo queste situazioni raramente, ma possono capitare» si giustificano. «Io non pretendo le scuse da parte dell’Agenzia delle entrate – replica il padre –, ho deciso di rendere pubblica questa inefficienza perché auspico non accada mai più. Io e mia moglie eravamo, a modo nostro, preparati ad una situazione difficile, ma che impatto può avere una simile lettera, su due genitori che hanno perso il loro bambino?».
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