Morto a 92 anni Luigi Cattaruzza, il fondatore del gruppo Ocean
Aveva cominciato dalla gavetta creando, un passo alla volta, una delle più importanti aziende marittime adriatiche
Luigi Cattaruzza (in primo piano a sinistra), morto ieri all’età di 92 anni, qui assieme ai figli Alberto e Michela
TRIESTE Si è spento ieri mattina nella sua residenza di viale Miramare il capitano Luigi Cattaruzza, protagonista dell’economia marittima triestina e adriatica, fondatore del gruppo Ocean. Aveva 92 anni, essendo nato a Trieste il 22 novembre 1927: era da tempo malato, ma fino a un anno fa, alla guida della sua vettura, si recava quotidianamente al lavoro nel quartier generale aziendale in via von Bruck, nel comprensorio dell’ex Arsenale.
Da giovane Cattaruzza aveva frequentato l’istituto nautico e durante la guerra era stato spedito dai tedeschi nell’Organizzazione Todt, per la quale scavava apprestamenti difensivi nella zona del monte Taiano: da lì - ricorda il figlio Alberto - era riuscito a fuggire, ma era stato intercettato dai partigiani titini, che lo avevano arruolato a forza nelle loro formazioni, con cui scese a Trieste.
Terminati conflitto e scuola, aveva poi navigato in tutto il mondo per una decina d’anni sulle unità mercantili e passeggeri. In seguito, una volta sbarcato, aveva dato vita nel 1962, insieme al collega Stelio Butti, a un’agenzia marittima, che si sarebbe rivelata il trampolino di una notevole e diversificata crescita imprenditoriale: articolata su 16 società, oggi Ocean - stando al sito del gruppo - opera con 31 navi e 10 chiatte, producendo ricavi per 55 milioni di euro.
Sommando le presenze a Trieste, Monfalcone, Porto Nogaro, Livorno, Capodistria, Antivari, Aktau (Kazakistan), Ocean arriva a occupare oltre 400 addetti. I comparti, su cui è impegnata l’azienda triestina controllata al 100% dalla famiglia, sono la portualità, l’offshore, l’oil&gas, il refitting dei mega-yacht.
A riepilogare i passaggi più importanti della vita del capitano, sono i figli Alberto e Michela, che da alcuni anni sono subentrati al padre nel governo del gruppo, in qualità di amministratori e di soci. Un transito generazionale - raccontano - avvenuto tempestivamente, all’insegna di quella discrezione e di quell’equilibrio che hanno rappresentato il codice comportamentale del capitano Luigi.
A testimonianza dello stile defilato, i figli raccontano l’aneddoto, secondo il quale, quando un giornalista lo chiamava per un articolo, rispondeva immancabilmente «quanto costa? per non pubblicarlo!». Tra l’altro il capitano si è generalmente tenuto lontano anche dagli incarichi associativi, se si eccettua un’antica presidenza locale degli “Armatori liberi”, poi affluiti in Confitarma.
La svolta imprenditoriale di Luigi Cattaruzza è caratterizzata dall’operazione Tripcovich, risalente a metà degli anni Novanta (del secolo scorso) quando rilevò, in alleanza con la ravennate Setramar (che successivamente passò la mano ai Rimorchiatori riuniti genovesi), il ramo-mare della gloriosa ma lacera bandiera dei de Banfield. «Mio padre amava rischiare, ma senza esagerare - dice Michela - così uno dei suoi motti ricorrenti era “mai il passo più lungo della gamba”. Ha sempre ascoltato proposte e opinioni dei figli e, quando gli esponevamo il nostro pensiero, ci concedeva una chance».
«Era un classico esempio di self made man - commenta Alberto - proveniente da una famiglia modesta, dove nostro nonno era un piccolo commerciante di carbone. Il segreto di mio padre era la grande capacità di lavoro e la passione verso l’azienda. Con il successo non sono mai venuti meno semplicità e umiltà». «È sintomatico di questo legame con il lavoro — concludono Alberto e Michela – il grande numero di messaggi di condoglianza che sta giungendo dal nostro personale».
Negli ultimi anni Ocean ha continuato ad ampliare l’ambito delle attività, sia aprendo nuovi fronti che consolidando quelli tradizionali. Il refitting dei mega-yacht nell’area in concessione dell’ex Arsenale può essere annoverato, per esempio, tra i temi innovativi del repertorio, con un programma di investimenti nello spazio di 11 mila metri quadrati in via von Bruck, lanciato circa tre anni fa. Anche lo sbarco nel Caspio, dove vengono effettuati servizi di supporto alle piattaforme offshore impegnate nell’estrazione petrolifera, rappresenta una innovazione rispetto alle rotte adriatiche.
Appartiene invece a una direttrice rodata l’affitto di un bella porzione di Giuliana Bunkeraggi, la società della famiglia Napp finita in concordato preventivo: si tratta di otto unità navali (tre rimorchiatori e cinque chiatte) e tre concessioni di bunkeraggio non esclusive negli scali triestino e monfalconese. A giugno il Tribunale di Trieste aveva riconosciuto a Ocean dieci mesi di affitto a condizione che il gruppo partecipi alla gara di vendita prevista in primavera, sulla base di un prezzo non inferiore a 1,6 milioni. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Video