Morto a 67 anni Marchetti Fu l’ultimo presidente Coop
È morto sabato scorso a 67 anni, dopo una lunga malattia, Livio Marchetti, l’ultimo presidente delle Cooperative operaie. Esce così dal processo sul “crac” del colosso cooperativo uno degli imputati chiave, finito sotto inchiesta per bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e appropriazione indebita. Il prossimo 7 maggio, una data cruciale del processo, per Marchetti sarebbe potuto essere il giorno dell’assoluzione, della condanna o di un altro rinvio della sentenza. Per quella data era stata infatti fissata l’udienza nel corso della quale si sarebbe valutato il contenuto di una perizia di carattere finanziario, disposta nell’ambito del procedimento a suo carico con rito abbreviato, su bilanci e vari conti riferiti all’epoca della sua gestione delle Coop. Una perizia che lo avrebbe, forse, potuto sollevare dalle responsabilità che gli venivano attribuite.
Il 7 maggio prossimo, dunque, preso atto della sua scomparsa, il giudice emetterà una sentenza di non luogo a procedere per “intervenuta causa”. Le responsabilità penali ora si estinguono, ma resta la possibilità di una causa civile. In caso di eventuali condanne ne risponderanno gli eredi se accetteranno l’eredità, o se opteranno per una “accettazione con beneficio di inventario”, nei limiti del valore dell’asse ereditario stesso. Marchetti era rimasto a lungo alla presidenza del Consiglio d’amministrazione delle Coop fino all’ottobre del 2014, quando il Tribunale aveva disposto il commissariamento dei vertici su istanza della Procura, che aveva ravvisato gli estremi del fallimento del gruppo cooperativo per presunta malagestione. Da qui, appunto, il commissariamento giudiziario - dal quale poi sarebbe scaturito l’iter di liquidazione dei punti vendita per consentire la restituzione parziale dei risparmi di migliaia di soci - e il procedimento penale, che vede ancora coinvolti l’ex direttore generale Pierpaolo Della Valle e gli ex componenti del Collegio sindacale Rodolfo Pobega, Tiziana Seriau e Michela Raffaelli.
Marchetti era nato a Trieste nel novembre del 1950. Sua madre, donna tutta d’un pezzo di Pisino, figura molto importante nella sua vita, è ancora viva. Iscritto alla Lega nazionale, era cresciuto in una famiglia socialista e al tempo stesso irredentista. Gli amici di una vita, coloro che non hanno smesso di stargli vicino anche dopo la bufera giudiziaria nella quale era rimasto coinvolto, lo ricordano come «un uomo altruista, discreto, che amava la sua famiglia più di ogni altra cosa». Negli ultimi anni, mentre combatteva una dura battaglia, da un lato contro la malattia, e dall’altro contro le accuse mosse a suo carico proprio per la vicenda Coop, ha potuto vivere un’unica grande felicità: la nascita della sua nipotina.
L’ex presidente delle Coop aveva quattro figli e una moglie dalla quale si era separato ma che gli era rimasta vicino, supportandolo anche negli ultimi giorni di vita. Così come non l’avevano mai abbandonato Neva, la sua storica segretaria, e - come raccontano ancora gli amici - alcuni impiegati delle Coop che avevano condiviso con lui anche i momenti più difficili.
«Era un laico – spiega don Paolo Rakic, che giovedì alle 10.30, nella chiesa di Sant’Antonio Vecchio, officerà i funerali di Marchetti – ma rispettoso del sentire altrui. Un uomo che non escludeva a priori il senso religioso insito nella natura umana. Ha affrontato la malattia da eroe, senza mai compiangersi, con la battuta sempre sagace. E l’ultima volta che l’ho sentito mi ha raccomandato: “Buta un ocio sui miei fioi”».
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