Morto a 38 anni a bordo della Mein Schiff: una colletta per riportare la salma di Amin in patria
Solidarietà per il Amin Miah, il bengalese addetto alle pulizie stroncato nei giorni scorsi da un arresto cardiaco davanti ai colleghi. Lascia la moglie e due bambini, tutti residenti a Monfalcone

Amin Miah aveva 38 anni, due bambini, una moglie con cui si era di recente ricongiunto e una notte, nel cuore di febbraio, dopo esser uscito dalla cabina, ha percorso due ponti, bevuto un caffè e s’è accasciato a terra. È morto, davanti ai colleghi, di lì a poco. A trenta chilometri da casa, nel bacino dell’arsenale Fincantieri, dove la passeggeri Mein Schiff Relax, fresca di consegna alla Tui Cruises, stava ormeggiata al porto nuovo di Trieste.
Inutili tutti i tentativi di rianimazione messi in atto prima dallo staff medico di bordo e poi dai soccorritori del 118. Un arresto cardiaco ha stroncato Miha, che pare non soffrisse di particolari malattie. E ora la comunità dei bengalesi lo piange. Si riunirà al termine della settimana lavorativa, per raccogliere i soldi da destinare alla famiglia del morto. Una colletta tra connazionali, come si usa sempre quando il gambo di una vita si spezza in circostanze del tutto inattese e all’apparenza inspiegabili.

Faceva l’addetto alle pulizie, Amin. Per la ditta Adm Service. Viveva a Monfalcone, dove risiedeva stabilmente dal 2016. Praticamente a due passi dalla piazza, ombelico della città di 30.540 anime, oltre un terzo gli stranieri. In un’abitazione in via Garibaldi: lì viveva con i figli e la consorte. La sua salma, domenica, prenderà il volo per il Bangladesh, paese d’origine. Non sua moglie, consumata dal dolore, né i due bambini. Perché la donna da poco aveva avviato la procedura di ricongiungimento col marito e si trova in quella fase di limbo del rilascio del permesso di soggiorno, in cui non si può uscire dal paese ospitante. Quest’aspetto lo riferisce Sani Bhuiyan, consigliere del Partito democratico, che ha parlato con conoscenti e familiari, tra cui il cugino di Miah.
La vittima del malore faceva parte dell’imponente squadra di pulizie di bordo che si stava occupando di ottimizzare gli allestimenti interni della Mein, battente bandiera maltese. Due le realtà sul campo, incaricate dall’armatore. Tra queste la ditta in cui era occupato Miah. La notte del decesso, quella a cavallo tra il 12 e il 13 febbraio.
È passata la mezzanotte quando Miah, che stando ai suoi conoscenti e familiari, non sarebbe stato afflitto da pregresse importanti patologie, esce dalla propria cabina e scende per due piani. Intende bere un caffè. Consuma la tazzina, pare, e poco dopo inizia ad avvertire un malore. I suoi colleghi lo assistono, si accascia. Viene chiamato il responsabile della ditta che subito, non ci pensa un attimo, attiva i soccorsi. Accorrono per primi gli operatori sanitari dell’equipe di bordo.
Pressoché in simultanea si attiva anche il 118, che arriverà in porto con due mezzi: ambulanza e automedica. Non potranno fare niente, se non constatarne il decesso, per il povero addetto alle pulizie. Che spira presumibilmente per un arresto cardiaco, davanti allo sguardo angosciato dei colleghi. Impotenti di fronte al tragico epilogo: avevano visto Miah, solo pochi minuti prima, perdere coscienza. Il cittadino bengalese aveva 38 anni.
Tragedia dunque a bordo della Mein Schiff Relax, la prima di due “gemelle” consegnata da Fincantieri all’armatore lo scorso 7 febbraio, nella cornice dello stabilimento di Panzano. E la prima di due navi da crociera di nuova concezione dual-fuel, cioè con propulsione sia a gas naturale liquefatto che a gasolio. Scafi che Fincantieri sta realizzando per l’armatore. La seconda passeggeri prenderà il mare a metà del 2026.
La Mein, circa 160.000 tonnellate di stazza lorda, era stata temporaneamente accolta nel bacino giuliano proprio per l’ultimazione delle fasi di ottimizzazione degli allestimenti interni, per le quali si era appunto richiesto l’intervento di addetti specializzati nelle pulizie, tra cui Amin Miah.
Cordoglio dalla comunità bengalese, spiega Bhuiyan: «Domenica la salma farà rientro in Bangladesh, ma la vedova di Miah, al primo ingresso in Italia e in attesa del rilascio del permesso di soggiorno, non potrà seguire il marito, bloccata qui dalle procedure in itinere». I connazionali, nel fine settimana, attiveranno una colletta, come da consuetudine, per sostenere la famiglia, travolta dalla disgrazia.
Riproduzione riservata © Il Piccolo